297-boL’8 Maggio 2017 sembra lontano, ma per chi ha fatto investimenti che teme di
veder andare in fumo, quel giorno è dietro l’angolo. La direttiva europea Bolkestein è diventata così una
bomba ad orologeria. A stare in ansia sono i commercianti ambulanti e tutti coloro con un’attività su un’area
pubblica che, come tale, dovrà essere riassegnata attraverso una gara d’appalto. Cosa succederà se
chiunque, da qualunque parte d’Europa, potrà partecipare all’assegnazione dei banchi nei mercati rionali,
aggiudicarsi il litorale di una spiaggia toscana o la piazzola per i souvenir degli Uffizi?

Queste e molte altre
sono le preoccupazioni dei circa quattrocento partecipanti alla manifestazione anti Bolkestein che si è
svolta ieri a Firenze, con un serpentone di auto e furgoncini che dalle Cascine hanno sfilato fino allo
scenografico Piazzale Michelangelo. Ad organizzare la protesta, che ha riunito commercianti da tutta la
Toscana e anche dal Lazio e dalla Campania, è stata Assidea, un’associazione di ambulanti nata lo scorso
maggio, con l’obiettivo di ottenere l’esclusione della categoria dal recepimento della direttiva europea che
entrerà in vigore il prossimo 8 maggio. CE L’HANNO con il governo, i partecipanti, ma anche con
Confesercenti e Confcommercio, colpevoli a loro dire di non aver tutelato la categoria e di averla lasciata in
balia della Bolkestein.

Al fianco degli ambulanti anche i taxi, con il presidente di Uritaxi Toscana Claudio
Giudici, che spiega: «La direttiva Bolkestein è la classica frode, utile alle multinazionali per parassitare
nuove fette della piccola economia produttiva, che però rappresenta il tessuto produttivo italiano ed anche
europeo. Per questo la politica faccia di tutto per difendere la piccola imprenditoria italiana, qui e a
Bruxelles. Basta alla politica che fa gli interessi di banche e multinazionali».

Anche il Movimento 5 Stelle e
Fratelli d’Italia hanno aderito alla manifestazione, sostenendo che «è assurdo equiparare il suolo pubblico
alle risorse naturali limitate. E soprattutto è inconcepibile l’apertura del settore alle multinazionali, che
potrebbero presto cancellare le piccole imprese familiari italiane, il cuore pulsante che da sempre
caratterizza il tessuto storico del nostro commercio su strada».

 

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Ultima modifica: 6 Luglio 2016