È frutto di vergognosa mancanza d’imparzialità il comunicato dell’Autorità di Regolazione dei Trasporti, oltre che di mancanza di contatto reale col settore, quanto essa va segnalando ai vari livelli dello Stato dopo le sentenze monster del Consiglio di Stato sui radiotaxi milanesi con cui si dà ragione alle multinazionali. Sentenze atipicamente enciclopediche (centinaia di pagine), ridondanti e errate nella lettura degli studi che hanno posto a presupposto delle proprie conclusioni, ma sopratutto che contraddicono quanto, sempre il Consiglio di Stato, aveva detto pochi mesi prima sul radiotaxi torinese, con cui si dava ragione al sistema cooperativistico. L’A.R.T., allora, rimase silente. Oggi, dopo il pronunciamento sui radiotaxi milanesi a favore delle multinazionali, invece, si butta a capo fitto cavalcando questa nuova linea. Due pesi e due misure, a seconda che i giudizi siano favorevoli a lavoro e cooperazione, piuttosto che a capitale e multinazionali straniere.
Si tratta, di fatto, di un attentato ai principi ispiratori del nostro sistema costituzionale che, appunto, si incardina su lavoro e cooperazione tra lavoratori. Altro che concorrenza! Qui la concorrenza viene ab origine impedita. Di fatto, si agevola solo la concorrenza delle multinazionali, e si impedisce quella dei gruppi di lavoratori! Oggi, col venir meno della clausola di non concorrenza tra consoci – di questo si parla al di là dei giochetti comunicativi di chi si è trasformato in longa manus delle multinazionali straniere – nessun gruppo di lavoratori del settore taxi potrebbe di fatto creare, con possibilità di successo, nuove compagnie taxi in concorrenza con quelle esistenti. A farlo, possono essere solo gruppi di capitali – tipo la Freenow di Mercedes e Bmw… capito di cosa si parla e a chi si sta dando vantaggio? – con capacità finanziarie tali da poter operare in perdita nella fase di avvio. Senza la clausola di non concorrenza, un gruppo di lavoratori tassisti, a meno che non sia disposto a fare la fame finché la nuova compagnia che avesse creato non fidelizzasse una propria clientela, continuerebbe a lavorare con le vecchie compagnie, ed ogni altro strumento radicatosi sul mercato, di fatto rendendo impossibile il consolidarsi di nuove realtà imprenditoriali concorrenti a quelle già esistenti.
E non contenta, l’A.R.T. minaccia anche un aumento delle licenze taxi, in una fase di crollo drammatico del lavoro, che con grande probabilità non potrà tornare alla situazione pre-coronavirus per molto tempo. Un qualcosa, che ai più avveduti, risulterà in perfetta continuità con la posizione pro-multinazionali assunta dalla stessa.
Invitiamo dunque tutti i tassisti italiani a non cadere in questa trappola anti-concorrenziale che li renderà progressivamente carne da macello di un mercato monopolizzato da un paio di multinazionali tedesche e americane, e li invitiamo tutti a presenziare a dicembre di fronte all’aula del Consiglio di Stato che stavolta sarà chiamato a giudicare sul caso dei radiotaxi romani. Sarà la presenza di chi è a favore della nostra Costituzione, del lavoro e della cooperazione, del sistema taxi italiano e della giusta concorrenza, e di chi non lo è.

Ultima modifica: 28 Luglio 2020