www.uritaxiNervosismo, preoccupazione: «Si tratta di concorrenza sleale, vedremo quanto durerà».

Tassisti genovesi sul piede di guerra nel giorno del temuto lancio di Uber Pop nel capoluogo ligure, servizio privato che attraverso una “app” per smartphone permette di noleggiare un veicolo con autista a prezzi più bassi di un taxi tradizionale. «Siamo preoccupati ma bisogna vedere come evolverà la situazione. Adesso è facile avere più consensi», commenta Mario Balbi, tassista del centro città. Il boccone è di quelli amari per tanti autisti di auto bianche. A non andare giù è anche la promozione di partenza, con i viaggi gratis fino al 10 ottobre.

«Una slealtà sbandierata», secondo Stefano, 42 anni, autista di taxi da 11 anni, intercettato in aeroporto. E il giudizio è unanime: «I sindacati – aggiunge fuori dal suo taxi Mario Angelini – stanno discutendo sul da farsi, se le autorità non subentreranno faremo qualcosa, scioperi o iniziative». Ieri i primi autisti Uber Pop non sono passati inosservati. «E’ concorrenza sleale – sottolinea un altro autista del centro, Valter Ferrando – In Usa gliel’hanno vietato in due Stati. Qui è permesso tutto». In mattinata in aeroporto le prime segnalazioni. «Abbiamo sentito un po’ di movimento – racconta una delle ragazze che lavorano fuori dagli arrivi dello scalo – i vigili urbani sono andati a controllare. Qualcuno legato al nuovo servizio è arrivato e si è notato».

Ma alla fine il bilancio della prima giornata qual è stato per i taxi? «Chiamate ne abbiamo avute, non meno del solito – aggiunge ancora Angelini – già non abbiamo lavoro noi con questa crisi, non so cosa potranno fare loro». Le auto bianche difendono la categoria chiedendo tutela. «Per effettuare il trasporto persone – aggiunge ancora Stefano – serve la patente aggiuntiva che usiamo noi autisti. Poi c’è l’assicurazione, i controlli, requisiti. Abbiamo un collaudo tutti gli anni. Una macchina costa al giorno tra i 70 e gli 80 euro. Se io prendo 10 euro per un viaggio Aeroporto-centro non mangio. E poi chi si fida a salire sull’auto di uno sconosciuto? Chi ti garantisce?».

La percezione è di amarezza, spiega qualche autista: la sensazione per tanti è quella di dover assistere da spettatori ad una vicenda che li riguarda da protagonisti. «Se vogliono fare concorrenza nel modo giusto – ribadisce Valter Ferrando devono mettere il tassametro, pagare le loro licenze al prezzo di mercato come noi. Proteste? Di certo in sud Italia si aspettino che brucino le macchine e succeda qualcosa, i palermitani e i napoletani non gli permetteranno di fare una cosa così».

Fonte: il Secolo XIX

Ultima modifica: 19 Settembre 2014