Incroci e sovrapposizioni di ogni sorta. A quanto pare rischia di diventare sempre più ingarbugliata la posizione dell’Ibl (Istituto Bruno Leoni), sulla carta think tank indipendente di ispirazione liberale, nella sostanza sempre più centro di lobbying che nei mesi scorsi è riuscito anche a piazzare uomini all’interno del governo. Il tutto in un contesto in cui la trasparenza sui finanziamenti è ancora una chimera.
Di certo non contribuisce a mettere ordine la fila di poltrone accumulate nel corso del tempo da Alberto Mingardi, direttore generale dell’Istituto. Il quale siede contemporaneamente nell’advisory board di Cattaneo Zanetto, società di lobbying che tra i suoi clienti vanta numerose società. In più, qualche mese fa, Mingardi è stato nominato vicepresidente della Fondazione Telecom, l’ente che si occupa di “corporate social responsability” per il colosso telefonico.
LA RETE
Su quest’ultimo scranno è arrivato grazie a un rapporto consolidato con Giuseppe Recchi, attuale presidente di Telecom. Ma, come lo stesso Mingardi ammette, l’attività di consulenza e collaborazione con Recchi risale anche al periodo in cui quest’ultimo era presidente dell’Eni. Insomma, con il direttore generale con il piede in due e più staffe, siamo sicuri che l’indipendenza delle analisi e delle ricerche sfornate dall’Ibl sia garantita?
Qualcuno ne dubita, anche ricordando come Carlo Stagnaro, già direttore ricerche e studi dell’Ibl, sia entrato negli ambienti governativi come consigliere per l’energia del ministro dello Sviluppo, Federica Guidi. E poi ci sono gli intrecci tra l’Ibl e la Cattaneo Zanetto. Non c’è solo Mingardi che siede nell’advisory board della società di lobbying; anche Paolo Zanetto, uno dei fondatori di quest’ultima, è stato “fellow” dell’Ibl.
Ora, la fila di clienti nel portafoglio di Cattaneo Zanetto è abbastanza corposa. Vi sono società come Cisco, Google, Uber, Airbnb, Terna e Snam. In passato c’è stata l’Ilva di Taranto. Su molti terreni di interesse di questi gruppi ha voce in capitolo proprio il ministero dello Sviluppo in cui lavora Stagnaro. Che poi da intreccio si genera intreccio. Si pensi soltanto a Snam: il suo responsabile rapporti con il parlamento è Pablo Turini, che prima lavorava proprio in Cattaneo Zanetto.
I CONTI
Nel bilancio della Fondazione Ibl, pubblicato sul sito, c’è scritto che l’ente nel 2013 ha incassato 32.696 euro alla voce “contributi su progetti”. Stop. Eppure, contattato nel marzo scorso da La Notizia (che già si era occupata dell’istituto), Mingardi aveva spiegato che nel 2013 l’Istituto ha ottenuto contribuzioni liberali da 69 soggetti diversi con un valore medio di 8.957 euro.
Per un totale, se ne deduce, di 618 mila euro di introiti. Perché di questa cifra non c’è traccia nel bilancio? Di più, perché lo stesso Mingardi aveva individuato un’altra fonte di incasso nella cena annuale dell’Ibl, che nel 2013 ha portato a “vendere” una trentina di tavoli a 3 mila euro l’uno. Anche qui se ne deduce per un incasso di circa 90 mila euro. Cifra che, sempre secondo la spiegazione fornita all’epoca, corrisponderebbe al 10% del budget dell’Istituto (che quindi a spanne sarebbe di 900 mila euro). Anche qui, perché di questo flusso di denaro non si ha testimonianza nel bilancio?
LA RISPOSTA
Sul punto, ricontattato ieri da La Notizia, Mingardi ha precisato che il bilancio pubblicato on line si riferisce alla Fondazione Ibl, di recente costituzione. I flussi di denaro di cui sopra, invece, fanno riferimento all’Associazione Ibl. Della quale, però, il bilancio non viene pubblicato. E così sull’unico documento contabile disponibile, quello della fondazione, transitano solo 32.696 euro, di cui 20 mila (concede Mingardi su sollecitazione de La Notizia) versati da Mapei, società del presidente della Confindustria Giorgio Squinzi.
Bisogna invece andare a leggere nei bilanci della Fondazione Crt per constatare come dal 2009 al 2012 abbia versato all’Ibl 30 mila euro l’anno. Per il resto ci si deve limitare a prendere atto di chi siede negli organi dell’Ibl: Fabio Carchiai (presidente Atlantia e Autostrade per l’Italia), Franco Debenedetti, fratello di Carlo e consigliere di Cir, e Giampaolo Galli, deputato Pd ed ex direttore generale di Confindustria.
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Ultima modifica: 5 Febbraio 2016