316-txÈ stato condannato a sette anni e sei mesi di reclusione Simone Borgese, il 34 enne accusato di aver picchiato, violentato e rapinato l’8 maggio del 2015 una tassista da cui si era fatto accompagnare in zona periferica a sud di Roma. Lo hanno deciso i giudici della V sezione penale del Tribunale di Roma. L’uomo, accusato di lesioni, violenza sessuale e rapina, è stato anche condannato al risarcimento di 30 mila euro a favore della vittima di diecimila euro al Comune di Roma.

Nei suoi confronti il pm Eugenio Albamonte aveva sollecitato una condanna a 7 anni di reclusione. L’uomo è imputato anche in un altro processo, fissato per il 5 aprile prossimo, per un secondo caso di stupro ai danni di una ragazza di 17 anni che sarebbe stata molestata all’ interno di un ascensore nel giugno dello scorso anno. Borgese confessò subito lo stupro e nel corso dell’ interrogatorio di garanzia si dichiarò colpevole e attribuì il suo gesto ad un «raptus» che gli aveva «rovinato la vita».

A Borgese gli uomini della Squadra Mobile arrivarono a 48 ore dalla violenza sessuale grazie alla preziosa testimonianza di un collega della tassista vittima dello stupro. Il tassista aveva riconosciuto nell’identikit reso noto dalla Questura un passeggero che pochi giorni prima aveva accompagnato a Ponte Galeria, dove vive il nonno di Borgese, la stessa zona dove era stato consumato lo stupro.

Il tassista raccontò agli investigatori che Borgese arrivato a destinazione spiegò di non avere i soldi per pagare la corsa ma, a garanzia del futuro pagamento, fornì il numero del suo cellulare. Un elemento che poi è risultato fatale allo stupratore: dal numero di cellulare dato dal tassista gli inquirenti iniziarono le verifiche che portarono all’identificazione e all’arresto di Borgese.

 

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Ultima modifica: 3 Marzo 2016