In Italia le applicazioni per smartphone come Uber, che permettono quasi a chiunque di improvvisarsi tassista, sono ancora un fenomeno di nicchia, ma non per questo meno osteggiate dai conducenti di auto pubbliche che le considerano del tutto illegali.
Negli Stati Uniti, dove sono nate, sono invece sempre più diffuse e molto apprezzate da persone come Matt Everett, un utente di New York: “E ‘il modo più semplice per ottenere un taxi in città. Non devo preoccuparmi di chiamarlo né di rimanere in attesa e l’auto arriva dritta nel punto in cui sono”. A fronte di tanti utenti felici come Matt non manca però anche qui chi si lamenta come la direttrice esecutiva della New York Taxi Workers Alliance Bhairavi Desai: “Dare via questi posti di lavoro a persone che vanno e vengono tra un lavoro e l’altro per arrotondare lo stipendio è un insulto al duro lavoro di migliaia di tassisti”. Nonostante le proteste crescenti,
Uber sta cercando di espandersi. Per attirare nuovi clienti ha infatti tagliato alcune delle sue tariffe del 20 per cento tanto da rendere il suo servizio più economico dei taxi nella maggior parte delle città americane, ma tra gli esperti c’è chi dice, come l’esperta di economia e finanza urbana Nicole Gelinas, che non si tratta necessariamente di una buona cosa: “L’80 per cento delle persone in città prende i mezzi pubblici per cui se incoraggiano le persone a prendere l’auto si aumentano il traffico e gli incidenti”.
Del resto il sindaco di New York, Bill de Blasio, ha recentemente annunciato ulteriori regole, segno che gli iconici taxi gialli di Manhattan non sono destinati a scomparire presto.
Fonte: Ansa
Ultima modifica: 21 Luglio 2014