Nuove regole in arrivo per taxi, noleggio con conducente e app. Il decreto del governo che riordina il settore sarebbe alle battute finali, pronto per essere sottoposto ai diretti interessati. Il ministero guidato da Graziano Delrio avrebbe quindi rispettato la tabella di marcia, a un mese dall’accordo con i tassisti.

I punti cardine starebbero nella definizione di zone libere per gli Ncc, che una volta lasciato il cliente non devono rientrare nel garage di partenza ma in un ambito territoriale ottimale, forse su base regionale. E dovrebbero anche essere fissati dei paletti per le piattaforme tecnologiche che collegano gli autisti con chi cerca un passaggio. Intanto però il clima resta teso: i sindacati delle auto bianche hanno disertato l’invito al confronto di Uber, che domani salirà al ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti per una riunione tecnica. Gli altri attori erano stati ascoltati a fine febbraio.

Su tutto incombe lo sciopero dei tassisti, annunciato per giovedì 23 marzo. Al momento la protesta è confermata ma sorprese dell’ultima ora, come una convocazione al ministero, non sono escluse. «Le regole sul lavoro e sul trasporto pubblico non di linea non le devono imporre i mercanti», avverte Nicola Di Giacobbe, di Unica Cgil, spiegando le ragioni della ‘bucà data a Uber. «Il Governo» su ddl Concorrenza «elimini tutto quello che può entrare in conflitto con ciò che stiamo discutendo»: quindi «no alle innovazioni tecnologiche senza una certificazione» e «sì a controlli specifici». Si tratterebbe di creare degli albi sotto la vigilanza del ministero, con regole e autorizzazioni comuni. Sulla stessa linea Alessandro Atzeni della Uil Trasporti: «se non arrivano garanzie lo sciopero è l’unica strada».

Ma anche chi non ha, almeno per ora, aderito allo stop del 23, come Loreno Bittarelli di Uritaxi, non ha accolto l’invito di Uber: «non abbiamo intenzione di riconoscere soggetti che rappresentano interessi privati». Adesso, aggiunge, «aspettiamo le risposte che ci deve dare il Governo» e formalmente c’è tempo fino a venerdì 24. Domani il ministero dei Trasporti sentirà anche le ragioni di Uber, che, con il numero uno italiano, Carlo Tursi, ha espresso dispiacere, ma non stupore, per il mancato incontro con le sigle sindacali dei taxi: «mi auguro che ci siano altre occasioni», ha detto il general manager dopo avere aspettato invano un’ora. Davanti all’edificio, che avrebbe dovuto ospitare la riunione, un piccolo gruppo di tassisti ha, fino alla fine, controllato gli ingressi: «Vogliamo vedere se qualcuno entra dei sindacati e in caso chiedergli cosa va a fare», ha spiegato uno di loro.

 

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Ultima modifica: 21 Marzo 2017