«Occuperemo San Pietro e le piazze romane del Giubileo, le stazioni e i punti nevralgici della città.
Impediremo a Uber di farci concorrenza sleale». Nicola Di Giacobbe, segretario generale di Unica taxi Cgil,
interpreta il sentimento di tutti i tassisti romani di fronte alle nuove minacce rappresentate dalla app che mette
in contatto passeggeri e conducenti aggirando il servizio delle auto bianche. Il nuovo general manager per
l’Italia, Carlo Tursi, lo ha annunciato chiaramente: «A dicembre lanceremo nella capitale un servizio di ride
sharing dedicato al Giubileo, faremo lavorare gli ncc con licenza di fuori Roma».
Una dichiarazione di guerra per i tassisti romani. «Non sono bastate le sentenze contro Uber e le condanne
inflitte ad alcuni sindaci e amministratori di svariati comuni italiani – protesta Alessandro Genovese, segretario
nazionale Ugl – Ora, con arroganza e con un semplice smart phone, la casa statunitense ritenta imperterrita
di travolgere il settore del trasporto. La misura è colma. Saremo pronti e ancora più determinati a proseguire
la nostra lotta legale. Ma se dovessero venire a mancare le giuste condizioni, certamente non avremo il
timore ad alzare gli scudi». Il terrore dei tassisti è che vengano approvati gli emendamenti a favore di Uber
inseriti nel ddl concorrenza da alcuni parlamentari, «gli stessi – accusa Genovese – sorpresi a luglio a cena in
un ristorante di piazza Sant’Ignazio con l’ex manager della multinazionale Benedetta Arese Lucini». «Se
quegli emendamenti venissero approvati, la situazione diventerebbe ingovernabile», riprende Genovese, che
per stasera annuncia una riunione intersindacale anti Uber. «Vorremo poter discutere di come si organizza
l’accoglienza per il Giubileo – dice Di Giacobbe – Vorremmo poter discutere di come aumentare la velocità
commerciale del servizio pubblico, per abbassare i costi dei cittadini utenti. Vorremmo poter discutere di
come innovare il servizio in modo più eco compatibilmente possibile. Invece dobbiamo ancora preoccuparci
di difenderci dalla concorrenza sleale di Uber». Contro la multinazionale Unica taxi lancia accuse pesanti.
«Uber – scrive il sindacato – è una innovazione tecnologica del caporalato moderno. Si inserisce in un settore
sfruttando il momento di maggiore domanda per deregolamentare il mercato.
Poi, una volta sfruttato il periodo, lascia solo macerie e disoccupati. Le filiali di Uber, compresa quella
italiana, sono registrate nei Paesi Bassi e conferiscono i loro profitti a Uber BV con sede ad Amsterdam.
Intervenga lo Stato – chiede Unica taxi – Non ci costringa a scendere nuovamente in piazza».
«Uber sta istigando a violare le leggi – dichiara Loreno Bittarelli, presidente di Uri, Unione radiotaxi d’Italia, e della
centrale 3570 – Ci sono sentenze che hanno disposto la chiusura di Uber Pop perché in concorrenza sleale
con la categoria dei tassisti.
Ora ci riprovano puntando sui noleggiatori con licenza di fuori Roma. Ci aspettiamo che il governo, la
Regione e il Comune intervengano. Chiediamo aiuto all’assessore ai Trasporti Stefano Esposito. Gli
emendamenti nel ddl concorrenza sono stati introdotti dopo il parere positivo dell’Art, l’Autorità di rilevamento
trasporti. Come Uri abbiamo chiesto l’accesso agli atti, ma c’è stato negato. Certo è che se gli emendamenti
dovessero essere approvati, noi non rimarremmo a guardare. Siamo pronti alla mobilitazione con blocco del
servizio, cortei, sit in, azioni legali. La nostra reazione sarà pesantissima». «Consigliamo agli “yankee” di
studiare e rispettare le leggi italiane per non incorrere ancora una volta in sentenze che la dichiarino fuori
legge», aggiunge il Tras, l’associazione Taxi service aeroporti e stazioni.