La conversione del decreto ci soddisfa solo in parte, e più per ragioni di contesto che di merito. Primariamente, dobbiamo essere obiettivi e non ingenerosi. La campagna di stampa senza precedenti subita dalla Categoria, con qualsiasi altro Governo, ci avrebbe fatto molto male. A giudicare dalle reazioni politico-sindacali, invece, così male non dovrebbe essere andata: solo tre sigle, sulle quasi trenta esistenti, hanno deciso di scioperare; la politica si è spaccata (come al solito) al suo interno, tra un’opposizione che sostiene che il d.l. sia “aria fritta”, e la maggioranza che sostiene di aver sburocratizzato molto. Secondo noi, entrambe le visioni contengono del vero.

Più nel merito:

  1. Le autorizzazioni temporanee, oggi, non sono più intestabili agli enti economici dei tassisti. Come abbiamo già avuto modo di dire, questa novità è in parte una reazione all’accordo siglato da un’app italiana con la nota multinazionale americana; il timore della maggioranza delle sigle sindacali era, infatti, quello che lo strumento egregiamente usato da Firenze ed altre più piccole realtà, divenisse utile ad alcuni radiotaxi per la creazione di flotte dedicate alle multinazionali. Dunque, altro risultato nefasto prodotto da quell’accordo. Così, la possibilità di ricorrere a questo istituto resta solo per i titolari di licenza, e solo il tempo ci dirà con quali fortune.
  2. I bandi straordinari per licenze strutturali sono stati “velocizzati”. Il sindaco di Firenze, Nardella, ha ben inquadrato la cosa, parlando di una velocizzazione marginale.
  3. L’onerosità delle licenze da bandire è divenuto un obbligo di legge per i bandi straordinari, ed il “risarcimento” per i tassisti è divenuto da parziale (80% al massimo, secondo la previgente normativa) a totale.
  4. Incentivi economici per i conducenti taxi (e n.c.c.) pari al doppio del beneficiario “normale”, non tassista, per il ricambio auto (non per forza elettriche), la cui apprezzabilità economica sarà legata al quanto vi sarà concretamente destinato dallo Stato.
  5. Il riconoscimento (finalmente!) di una necessità, a cui la politica aveva sempre fatto orecchi da mercante: sono necessari interventi di fluidificazione del traffico! Spetterà ai comuni individuarli ed effettuarli, ma intanto, per la prima volta, qualcuno di non poco conto – ossia il Governo! – riconosce pubblicamente ciò che i tassisti denunciano da sempre. Non sottovalutiamone il valore politico, narrativo, per quanto si possa comprensibilmente esser scettici sulla effettiva capacità di tramutare questo input in atti concreti. Spetterà adesso alle Amministrazioni locali attualizzare questo co. 8 dell’art. 3 del d.l. “asset”, ma noi, come rappresentanze e operatori del settore, dovremo essere bravi a battere e ribattere, sia in sede politica che comunicativa, su questo punto.
  6. Le seconde guide: questa è la parte che ci ha lasciati più perplessi. La norma è scritta male e necessiterà di un intervento di puntualizzazione da parte del M.i.t. Noi ne abbiamo ravvisto il rischio di uno “sbudellamento” (liberalizzazione) dei turni, ma le interpretazioni sono molteplici, ed il fatto che siano tali, testimonia a favore di ciò che ribadiamo: la norma è scritta male e rischia di far saltare la programmazione comunale.

Dunque, perché non abbiamo scioperato, qualcuno si chiede? Perché sono più le cose che vanno che non quelle che non vanno in questa risposta governativa all’attacco mediatico (e dei veri poteri forti del Paese) subito; perché lo sciopero non sarebbe stato capito dalla cittadinanza; perché con la stagionalità in corso, l’effetto boomerang sarebbe stato scontato; perché vi è un tavolo ancora aperto per i vitali decreti attuativi (che andranno scritti bene!) della legge 12/19.

Il Direttivo nazionale Uritaxi

Ultima modifica: 7 Ottobre 2023