L’Antitrust ha dato torto alle compagnie taxi coinvolte nel procedimento sollecitato dalla multinazionale tedesca Mytaxi, legata al gruppo di Mercedes, Daimler AG, che evidentemente ha oggi mire di controllo pure sul settore taxi italiano.

Non poteva essere diversamente, visto che l’Autorità in questi casi riveste sia un ruolo inquirente che giudicante. Per capirsi: come faceva a darsi torto da sola? Il giudizio resta per noi molto forzato e ideologicamente inquinato, tuttavia, non ha prodotto alcuna sanzione pecuniaria.

Adesso, però, si andrà di fronte alla giustizia amministrativa e lì si vedrà se quella che viene propagandisticamente chiamata “clausola di esclusiva” quando è invece la canonica “clausola di non concorrenza” prevista dal diritto societario moderno per ogni settore economico, davvero non dovrà valere per il settore taxi italiano. Settore, la cui colpa, a noi pare in realtà quella di essere costituito da decine di migliaia di piccoli imprenditori associati in cooperative, piuttosto che da mega società di capitali a cui spianare strade da regole che non piacciono.

Purtroppo, l’ideologia che ci pare dominare le authority aventi competenza sul settore, è funzionale, in ultima analisi, alla sparizione delle tutele a favore dell’utenza previste dall’inquadramento pubblicistico del trasporto pubblico locale non di linea. Senza la clausola di non concorrenza, a vincere saranno solo quelle multinazionali straniere, come Uber e Mytaxi, che possono permettersi di operare per un decennio con perdite da 10miliardi di dollari. E’ questa la concorrenza che si vuole? Senza la clausola di non concorrenza, a Roma o Milano ed in nessun altra città d’Italia, non sarebbero mai esistite molteplici compagnie tra cui il cliente potesse scegliere. E’ questa la concorrenza che si vuole?

Circa quanto afferma Massimiliano Dona, dell’Unione Nazionale dei Consumatori, lo invitiamo a non mistificare la realtà: noi non vogliamo proibire l’innovazione! Noi siamo espressione costante, da mezzo secolo, di innovazione tecnologica, ma nelle regole, nella parità delle regole! Non è un caso che una delle app dei tassisti italiani, itTaxi, che associa a sé circa 12mila taxi italiani, sia nata prima di Uber!
Invitiamo dunque Dona a concezioni consumeristiche più moderne, attente a concetti come la responsabilità sociale d’impresa, e che non siano espressione del più becero liberismo ottocentesco. L’innovazione è tale quando produce vantaggi, non generalizzata distruzione a favore di pochi!

In questo quadro di principi, siamo disponibili ad un confronto con Dona, privato o pubblico che sia, visto che da tempo abbiamo palesato sia al precedente che a questo Governo, la disponibilità a riordinare la normativa di settore per migliorare quegli aspetti dove pure noi rileviamo criticità. Ma stravolgere un qualcosa che funziona, magari per avvantaggiare qualche multinazionale straniera, vorrebbe dire o essere scollegati dalla realtà o essere in mala fede.

Claudio Giudici
Presidente nazionale Uritaxi

 

 

Ultima modifica: 9 Luglio 2018