Egr. Vicepresidente del Consiglio, On. Di Maio,

recentemente ha dichiarato in merito ad alcune innovazioni introdotte dall’economia digitale, con specifico riferimento al tema dei riders: “È un problema culturale. Un lavoratore ha delle tutele minime, altrimenti non è lavoratore, è sfruttato!”. Chi è abituato a percorrere le strade delle nostre città ed a vedere questi ragazzi che, in quanto cottimisti, per riuscire a dare una sostenibilità economica al loro tempo lavorativo, viaggiano sulle loro biciclette in frequente controsenso di marcia, passano con rossi semaforici, ecc., mettendo primariamente a rischio le loro stesse vite, rileva che alla base di tutto ciò vi sia l’assenza di diritti basilari e di una dignitosa retribuzione come richiesta dall’art. 36 Cost.

Negli stessi giorni in cui lei affermava queste condivisibili parole, si è tenuto a Milano il Forum per l’Economia digitale, a cui è intervenuto il dott. Davide Casaleggio, legato in qualche modo più o meno stretto, e sicuramente figura di spicco, al movimento politico di cui lei è capo. Durante il suo intervento, il dott. Casaleggio ha presentato una slide dal titolo “La digital disruption avviata dai grandi brand”, accompagnato a pie’ di pagina dall’emblematico: “Le aziende di successo sono focalizzate sulla relazione”. Tra questi, per quanto attiene al settore che rappresentiamo, il dott. Casaleggio ha citato Uber come “la più grande compagnia di taxi al mondo senza avere nemmeno un taxi”. Sa bene che al concetto di “disruptive innovation”, una certa vulgata di cosiddetti “innovatori” vorrebbe attribuire un significato positivo, quasi magico; tuttavia, l’aggettivo si traduce in realtà in modi prevalentemente negativi: dirompente, distruttivo, disgregante, deleteria, dannoso, indisciplinato, turbolenta, disturbo, perturbatore, ecc.

Ci permettiamo allora di osservare, riprendendo la sua oculata riflessione, che:

– Non siamo di fronte ad un successo quando una multinazionale riesce ad operare nel medesimo mercato regolamentato dei taxi, ma senza accettare e rispettare le regole a tutela dell’utente (tariffa amministrata, obbligo di servizio, ecc.), con una perdita complessiva tra gli 8 e i 10 miliardi di dollari a seconda delle fonti (Bloomberg tra queste) in 9 anni.

– Non siamo di fronte ad un successo quando il guadagno orario al lordo delle imposte di un suo driver a Londra è di 5,8 sterline (prof. Edmondo Mostacci della Bocconi).

– Non siamo di fronte ad un successo quando essa, potendosi impunemente avvantaggiare di regole differenti rispetto ai taxi, di fatto creando un fenomeno di concorrenza sleale, distrugge l’80% dell’economia delle licenze dei tassisti newyorkesi, portando questi ultimi ad una media di un suicidio al mese nell’ultimo anno (fonte: Corriere della Sera).

E ancora, sempre per parlare di successi, ma stavolta non guardando al modello di business ed ai concorrenti, ma al consumatore, si sono manifestati 48 casi di violenze sessuali registrati nella sola Londra per opera dei suoi driver (fonte: DailyMail.co.uk), e 103 driver accusati sempre di violenze nelle principali venti città degli Stati Uniti (fonte: nypost.com).

Purtroppo, il tema non rimarrà sul piano del mero confronto accademico interno al movimento di cui lei è a capo, in quanto produce già oggi effetti negativi anche in Italia, nelle città di Roma e Milano in cui la multinazionale americana opera. Essa, seppur non producendo da noi quella sorta di bollettino di guerra a danno della clientela, in quanto riconducibile a soli driver pubblicamente autorizzati, sta producendo i medesimi effetti negativi sul fronte degli operatori-tassisti, vittime della concorrenza sleale dei vettori di noleggio con conducente legati ad essa, che svolgono un servizio da piazza – prerogativa che la Legge riserva ai taxi – senza essere gravati dai medesimi obblighi d’ingaggio, tariffari e prestazionali a tutela dell’utenza, mentre altre app pre-assegnano le prenotazioni ai taxi, svolgendo di fatto una funzione che la Legge riserva al noleggio con conducente.

E’ necessario allora che il Governo di cui lei è Vicepresidente, produca rispetto ai precedenti una discontinuità: alla situazione in cui si faceva finta di non vedere, perchè dominati da un’idea distruttiva di innovazione, in quanto a dispetto delle regole e foriera del prodursi di fenomeni di concorrenza sleale, se ne sostituisca una nuova e più giusta, che rimetta al centro legalità e pari regole nel settore, prima che gli operatori regolari dello stesso, abbandonino la silenziosa ma sofferente resistenza che non per molto ancora potrà durare.

Loreno Bittarelli

Presidente URI – Unione Radiotaxi Italiani

Claudio Giudici

Presidente nazionale Uritaxi

Ultima modifica: 9 Luglio 2018