224-poEra diventato il terrore dei tassisti dopo una raffica di rapine che sembravano senza fine: tradito da una
pistola tatuata sul braccio. Si spacciava per cliente, si sedeva sul sedile posteriore e, durante la corsa,
puntava un coltello alla gola del conducente e si faceva consegnare l’incasso. Fra le vittime anche donne
alla guida dei taxi: più deboli e indifese davanti al fisico atletico e possente del cliente-rapinatore. Per
Alessandro Lucchini, 43 anni, ieri mattina si sono aperte le porte del carcere con l’accusa di rapina
aggravata. L’uomo è stato scovato all’ospedale di Rieti dove era stato portato da un’ambulanza a causa di
un malore. La guardia giurata si è insospettita e ha chiamato la polizia che ha controllato sul terminale:
Alessandro Lucchini era ricercato dalla polizia romana come il pericolo pubblico numero uno dei tassisti. Ad
indagare sono stati diversi uffici: la giudiziaria della Polizia di Frontiera dell’areoporto di Fiumicino, gli agenti
del commissariato Spinaceto, di San Lorenzo e gli agenti di San Paolo. Questi i quartieri e le zone dove
Alessandro Lucchini ha colpito per poi fuggire senza lasciare traccia. GLI ACCERTAMENTI La Polizia di
Frontiera ha avviato l’indagine dopo avere ricevuto le segnalazioni dei tassisti e delle tassiste rapinati, che
hanno anche costituito la chat “Sos” dedicata al bandito col tatuaggio. E il 3570, la società romana dei taxi,
ha collaborato con la polizia. Alessandro Lucchini ha anche colpito in zona Nuovo Salario e a Tor Bella
Monaca. In pochi mesi sono almeno otto i colpi. Le vittime lo hanno riconosciuto dalle foto segnaletiche. «E’
lui», ha detto ancora impaurita una tassista alla polizia. Il rapinatore seriale probabilmente sapeva di essere
stato individuato ed era sparito dalla sua casa, nella periferia sud est. Quando gli investigatori sono andati a
notificargli l’arresto hanno trovato l’abitazione vuota. La polizia ha accertato che l’uomo avrebbe commesso
alcuni colpi anche quando era agli arresti domiciliari per rapina. Lucchini, sempre secondo gli investigatori,
aspettava i controlli, poi lasciava l’abitazione e si trasformava nel rapinatore di tassisti. «Mi sembrava un
normale cliente – racconta una tassista rapinata – L’ho fatto salire al Casilino, mi ha detto di portarlo poco
distante. Parlava un italiano corretto, era gentile. Poi, mi sono sentita una cosa fredda sul collo. Ho capito
che era un coltello. Gli ho dato tutti i soldi dell’incasso e mi ha lasciata libera».

 

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Ultima modifica: 22 Luglio 2016