Il Piano di Ripresa e Resilienza (PNRR) cita ben 48 volte la parola concorrenza. Il piano rappresenta le condizionalità poste all’Italia per ottenere oltre duecento miliardi (di cui solo un terzo a fondo perduto), che avrebbe potuto ottenere sui mercati senza condizioni.
Sono noti gli studi sui danni prodotti, sia per il mercato del lavoro che per i consumatori, dalle liberalizzazioni. A questo riguardo si dice che però sarebbero solo le “liberalizzazioni all’italiana” a non funzionare. Eppure, l’eliminazione delle regole per favorire la “concorrenza”, ha prodotto anche negli Stati Uniti una situazione dove tre mega società d’investimento (Blackrock, Vanguard e State Street) controllano l’80% delle 500 principali aziende del Paese. L’eliminazione delle regole (deregulation), dunque, non solo in Italia ha portato ad una situazione da legge della giungla, dove a farla da padroni sono i leoni che, grazie alla loro forza finanziaria, progressivamente monopolizzano un mercato. Lo abbiamo già visto, per esempio, nei mercati bancario, assicurativo, telefonico, dove, una volta deregolamentati per ottenere concorrenza, un sempre più ristretto oligopolio ha finito col controllare il relativo settore.
Non è dunque un’arbitraria deregolamentazione volta ad aumentare sulla carta la concorrenza, a creare le migliori condizioni economico-sociali, ma una regolamentazione ispirata dall’ armonia degli interessi .
Il PNRR in merito al trasporto pubblico locale dice: “La concorrenza è idonea ad abbassare i prezzi e ad aumentare la qualità dei beni e dei servizi: quando interviene in mercati come quelli dei farmaci o dei trasporti pubblici, i suoi effetti sono idonei a favorire una più consistente eguaglianza sostanziale e una più solida coesione sociale. … la concorrenza si tutela e si promuove anche con la revisione di norme di legge o di regolamento che ostacolano il gioco competitivo”. Tutto questo è pura ideologia che non trova corrispondenza nella realtà!
In merito al trasporto pubblico non di linea, sappiamo degli appetiti di multinazionali come Uber e Freenow, ma sappiamo anche che l’art. 45 Cost. tutela la cooperazione e l’impresa artigiana e che anche in questo settore le liberalizzazioni praticate all’estero hanno prodotto un aumento delle tariffe, e scadimento della qualità del servizio, a pregiudizio delle garanzie proprie del servizio pubblico in favore dell’utenza.
I tassisti italiani sono pronti ancora una volta a difendere la Costituzione, la verità delle cose ed il proprio lavoro!
Claudio Giudici
Presidente nazionale Uritaxi