www.uritaxiNon ci sono più speranze per Alfredo Famoso, 68 anni, il tassista aggredito domenica sera in via Morgagni, all’angolo con piazzale Bacone, a Milano. L’uomo era arrivato in coma all’ospedale Niguarda, dove nella notte è stato sottoposto ad un lungo e delicato intervento chirurgico.

Secondo i sanitari dell’ospedale “c’è ancora una minima attività cerebrale” e quindi l’uomo non è clinicamente morto, ma resta in coma in condizioni molto critiche.

Federico Famoso, il figlio, ha scritto lunedì mattina un drammatico messaggio su Facebook: “Colleghi, amici, mio papà è morto, è tenuto in vita da una macchina ma aspettano di toglierla. Scusate se ho scritto su Facebook vi chiedo scusa ma sono distrutto dal dolore. Me l’hanno ucciso per una lite con un pedone”. Il messaggio ha raccolto la solidarietà e la vicinanza di amici e colleghi. L’aggressore intanto, dopo essere stato identificato, è stato anche fermato dopo un lungo interrogatorio.

All’uomo che ha aggredito Alfredo Famoso, il tassista milanese che in queste ore lotta tra la vita e la morte, viene contestata l’accusa di tentato omicidio. La Procura ha disposto il provvedimento di fermo dopo che, da una prima ricostruzione, e’ emerso che D.G.R., 49 anni, italiano, ha colpito dapprima con una confezione di bottiglie e poi con un’unica bottiglia il tassista che e’ poi caduto contro la ruota di scorta di un suv parcheggiato in via Morgagni.

L’uomo fermato per il tentato omicidio del tassista Alfredo Famoso e’ stato riconosciuto come l’autore dell’aggressione da un maresciallo della Guardia di finanza in borghese che ha assistito per caso alla scena. In un primo momento, D.G.R., consulente informatico e gia’ padre di due figli avuti con donne diverse da quella, incinta, con la quale si trovava, si era reso irreperibile fornendo agli inquirenti un cellulare e un domicilio che non corrispondevano ai suoi.

E’ stato rintracciato grazie all’agente che lo ha riconosciuto da una foto. Secondo una prima ricostruzione, l’aggressore avrebbe lanciato un’intera confezione di bottiglie d’acqua contro il taxi, colpendo lo specchietto, furibondo perche’ Famoso aveva frenato bruscamente sulle strisce pedonali dove passava con la moglie incinta. Quando il tassista e’ sceso dall’auto i due hanno avuto un diverbio verbale, poi D.G.R. ha ripreso la confezione di bottiglie e l’ha scagliata nuovamente contro Famoso per poi colpirlo ancora con una singola bottiglia da un litro e mezzo.

Nel frattempo, il tassista e’ crollato a terra colpendo la ruota di scorta di un suv parcheggiato. Alla scena ha assistito il maresciallo che poi e’ stato fondamentale per riconoscere l’aggressore. Altri testimoni avrebbero visto frammenti di quanto accaduto in diversi momenti dell’aggressione e potrebbero essere utili per ricostruire la dinamica. L’aggressione ad Alfredo Famoso, ridotto in coma dopo una lite con un pedone, richiama alla mente la morte di Luca Massari, il tassista ucciso a botte nel 2010 perche’ aveva investito un cane. Un omicidio brutale, che impressiono’ Milano per la violenza con cui il tassista era stato aggredito e per la futilita’ dei motivi che avevano provocato la reazione.

Mentre percorreva una via della periferia sud di Milano, il tassista investi’ un cane privo di guinzaglio, sfuggito al controllo della proprietaria. Sceso per scusarsi dell’accaduto, Massari venne aggredito da Stefania Citterio, dal fratello di lei (Pietro Citterio, fidanzato della padrona del cane) e dal fidanzato di Stefania, Michel Morris Ciavarella. Colpito con pugni e calci, ricevette infine da Ciavarella una ginocchiata al volto che lo mando’ a battere violentemente la testa contro il marciapiede. Le indagini della Procura di Milano furono molto complesse per l’omerta’ nel quartiere.

A un testimone che ebbe il coraggio di rompere il silenzio venne addirittura bruciata l’auto. Ciavarella e Citterio sono stati condannati in appello per omicidio volontario col rito abbreviato rispettivamente a 16 e 13 anni di carcere, mentre a Stefania Citterio sono stati inflitti in secondi grado dieci mesi per minacce.

Ultima modifica: 25 Febbraio 2014