Ci sono voluti ben 30 mesi per approvare il decreto legge sulla Concorrenza, votato definitivamente ieri al Senato, al quarto passaggio parlamentare. Sottoposto alle pressioni delle lobby e delle multinazionali, alla fine la montagna ha partorito il classico topolino che viene fortemente criticato dalle associazioni dei consumatori.

Solo il ministro Carlo Calenda – il provvedimento in realtà fu presentato nel febbraio 2015 dalla sua predecessora Federica Guidi, dimissionaria per lo scandalo Tempa Rossa – giubila trionfante parlando di «impegno mantenuto» e sui social rivendica come la legge creerà addirittura «una crescita di Pil dello 0,2 per cento nel breve periodo e dell’1 per cento a regime» perché «riduce il costo di beni e servizi, garantisce più efficaci tutele ai consumatori e promuove l’innovazione». Di parere totalmente opposto il presidente della commissione Industria del Senato, Massimo Mucchetti del Partito democratico, che non ha votato la fiducia definendo la legge «un favore a grandi aziende come Enel, Generali, Unipol, Walgreens Boots Alliance e Big Pharma».

Nel merito la legge posticipa le patate bollenti riguardanti la regolamentazione nel settore dei trasporti – Uber e tassisti – al prossimo anno, mentre le ultime modifiche fatte dalla Camera riguardano le assicurazioni si chiarisce che le polizze sui rischi accessori non si rinnovano tacitamente ma si risolvono automaticamente alla loro scadenza -, sull’energia si prevede la fine dell’obbligo di passare al mercato di salvaguardia per quei consumatori che al primo luglio 2019 non avranno ancora scelto il proprio fornitore; la modifica sul telemarketing sopprime un comma con cui venivano stabilite alcune caratteristiche necessarie per le telefonate non sollecitate dagli stessi clienti, mentre l’esercizio dell’attività di odontoiatra da parte delle società di professionisti viene consentito solo a quelle dotate di un direttore sanitario iscritto all’albo. La quinta e ultima modifica approvata dalla Camera e mantenuta dal Senato riguarda invece la bonifica dei terreni dismessi dai distributori di carburanti che sarà obbligatoria in tutti i casi in cui vengano accertate evidenti tracce di contaminazione.

Il capitolo più discusso e impattante riguarda la fine del mercato tutelato dell’energia elettrica e del gas al luglio 2019 ed è criticata da consumatori e Cgil «comporta un danno notevole per 23 milioni di utenti, tra famiglie e imprese, ai quali questo garantiva un prezzo più basso di circa il 20 per cento rispetto alle tariffe applicate nel cosiddetto ‘libero mercato» – e come un regalo all’Enel che è praticamente monopolista col 74 per cento del mercato. Viene messo lo stop al monopolio di Poste sull’invio di multe e notifiche, mentre in fatto di assicurazioni arrivano sconti in arrivo per chi installa la scatola nera e per i «virtuosi» che non causano incidenti da 4 anni pur vivendo nelle province a più alto tasso di sinistri stradali. Gli alberghi potranno sfidare le multinazionali on-line praticando prezzi e condizioni migliori dei siti. Per il resto ogni tentativo di ridurre il peso dei professionisti – notai, farmacisti, ingegneri, avvocati – è stato cancellato.

 

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Ultima modifica: 10 Giugno 2021