“Dalla divisione dei pani e dei pesci, stiamo passando alla concentrazione degli stessi”. Con queste parole il nostro presidente Claudio Giudici stigmatizza quel processo di concentrazione della ricchezza in atto da almeno trent’anni, e che Jean Ziegler definì come “privatizzazione del mondo”.

Questo processo ha cominciato a interessare anche l’Europa dalla fondazione dell’Unione Europea col Trattato di Maastricht. Per quanto riguarda l’Italia, esso si trova oggi alla sua terza tappa: la prima, con le privatizzazioni degli anni ‘90, sotto la direzione di Mario Draghi come direttore generale del Tesoro, ha riguardato le ex Partecipazioni Statali, ossia asset strategici del Paese (siderurgia, telecomunicazioni, autostrade, banche d’interesse nazionale) che oggi fanno parlare di sè solo sulla cronaca nera; la seconda, con la famosa lettera al Governo Berlusconi da parte della Bce, a firma Trichet-Draghi, per la liberalizzazione dei servizi pubblici locali e nuove privatizzazioni ed il parallelo arrivo del Governo Monti; la terza, quella odierna legata al condizionante Recovery Plan ed al PNRR, per la liberalizzazione di tutti i servizi pubblici locali e dunque anche del servizio taxi, ancora affidata al Presidente Draghi. Insomma, un processo di progressiva concentrazione di ricchezza nelle mani di pochi privati, prevalentemente stranieri, di ciò che prima era in mano pubblica o parcellizzato (come nel caso di taxi e balneari) tra tanti piccoli imprenditori.

Ultima modifica: 19 Dicembre 2021