884-giBraccio di ferro sui taxi: il Comune vuole aumentarne il numero in circolazione, i tassisti oppongono
resistenza. Ecco ora scendere in campo, con una lettera indirizzata al sindaco e all’assessore Bettarini, il
presidente del sindacato Uritaxi e della cooperativa 4390 Claudio Giudici. Gli aumenti lineari di licenze,
sostiene, minerebbero la sostenibilità economica del servizio taxi – il lavoro estivo non compenserebbe più il
calo invernale – per cui serve un approccio diverso. Fedele allo stile che lo ha portato anche alla ribalta dei
talk show nazionali, Giudici parte dall’analisi dei flussi turistici per arrivare alle controproposte. Il boom di
turisti dell’estate 2015 non deriverebbe – dice – da «fattori endogeni strutturali dell’economia fiorentina», ma
da due fenomeni straordinari come Expo e debolezza dell’euro su yuan, dollaro e sterlina («e statunitensi,
inglesi e cinesi pesano per un terzo del flusso turistico», sottolinea). E la politica di svalutazione cinese,
aggiunge, «renderà meno appetibile per i circa 300mila cinesi arrivati nell’ultimo anno a Firenze, tornarvi».
Perché, ragiona, sostenere che servono più taxi, tanto più che l’offerta di mobilità fiorentina sta già dando
delle risposte strutturali ai due fenomeni con car sharing e la costruzione delle nuove linee della tramvia?
«Quest’ultima, se oggi impatta negativamente sull’efficienza dei servizi di mobilità dal 2018 li ‘libererà’
ulteriormente, impattando negativamente sui ricavi». INOLTRE, scrive Giudici a Nardella, la capacità
d’acquisto degli Italiani, e dunque dei fiorentini, si è contratta di quasi il 10 per cento dal 2007, e da questo
dipenderebbe «l’isteria della curva sinusoidale della domanda di servizio taxi, iperaccentuata verso l’alto in
estate e radicalizzata verso il basso in inverno», quando di fatto i taxi vengono utilizzati solo da fiorentini che
però hanno meno capacità d’acquisto. Come se ne esce? Intervenendo sul fronte infrastrutturale: tutelando la
mobilità pubblica dalla cantierizzazione della città. «E’ per questo che abbiamo proposto all’amministrazione il
taxi-sharing – dice Giudici – ossia dotare la complessiva flotta di taxi-pullmino che si presenterebbero come
piccoli bus con la flessibilità tipica del trasporto pubblico non di linea: soli 6 mezzi risponderebbero alle
esigenze di 48 utenti per volta in punti strategici come la stazione». Infine Giudici torna a battere sull’esigenza
di flessibilizzazione dei turni di servizio, da autorizzare di volta in volta da parte delle centrali operative
radiotaxi. Perché, conclude, «sono gli stessi tassisti ad avere l’esigenza di performare agli standard storici la
qualità del servizio».

 

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Ultima modifica: 18 Agosto 2015