734-caI tassisti cagliaritani temono lo sbarco nell’Isola dell’applicazione che permette a tutti di
trasformarsi in autisti e portare i clienti a spasso. Il servizio che passa attraverso la Rete e gli smartphone sta
trovando forti ostilità in Italia: le auto bianche esultano perché il Tribunale di Milano ha bloccato l’avanzata
nella Penisola ma sono convinti che prima o poi Uber ripartirà. A Cagliari il problema esiste già e i tassisti
hanno dissotterrato l’ascia contro la concorrenza sleale.

«Abbiamo spedito una lettera al prefetto e stiamo
aspettando un incontro per chiedere di fermare le associazioni radio-taxi fasulle che da un paio d’anni stanno
lavorando in città – denuncia Antonio Frongia del sindacato Uritaxi – portano i ragazzi in discoteca in modo
completamente abusivo, senza rispettare le tante norme rigide e giuste alle quali noi dobbiamo attenerci».
Secondo i tassisti queste iniziative che stanno fiorendo in città sono meno sicure e più costose del taxi
tradizionale.

«Cagliari è tra i migliori capoluoghi italiani per i servizi dati all’utenza – aggiunge Frongia – il
Comune ci deve tutelare: deve tutelare i propri figli, visto che la nostra licenza è comunale, con controlli mirati
sulla sicurezza di questi mezzi». I tassisti ricordano quali sono le regole principali per essere in regola: avere
la patente specifica e l’iscrizione al ruolo dei conducenti, seguire le regole fiscali degli artigiani, pagare
un’assicurazione maggiorata e sottoporre ogni anno il veicolo alla revisione nei centri specializzati e al
controllo della Municipale.

Paletti rigidi che – accusano – vengono invece aggirati dal servizio Uber e dagli
abusivi. «Non siamo contrari alla concorrenza conferma Matteo Meloni mentre aspetta i clienti all’ingresso
dell’aeroporto – ma le regole devono essere uguali per tutti. Per esempio, gli Ncc (noleggio con conducente)
dovrebbero partire dall’autorimessa nel loro Comune, invece si piazzano davanti all’aeroporto e recuperano
clienti sostituendosi al nostro servizio, incassando contanti e senza bancomat». Secondo un suo collega della
cooperativa 4 mori il mercato è saturo. «Il bacino è questo e vuol dire nove corse in un giorno medio fortunato
– commenta Riccardo Diana – noi siamo artigiani con la partita Iva, paghiamo 10 euro al giorno solo di
contributi ma qui non abbiamo l’Expo… Al massimo abbiamo la Fiera che quest’anno mi ha portato una sola
corsa».

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Ultima modifica: 5 Giugno 2015