Apertura e semplificazione. L’Autorità dei Trasporti adotta questo approccio a pochi giorni dal blocco dell’applicazione UberPop da parte del Tribunale di Milano. Con una segnalazione a Governo e Parlamento ha proposto una serie di modifiche alla norma sui trasporti pubblici non di linea, la 21 del 1992, andando incontro a tutti gli attori coinvolti. A partire dalla cosiddetta sharing economy, che sta imponendo in tutto il mondo una presa di posizione del legislatore. “L’aspetto positivo è che non viene presa in considerazione come un fenomeno da limitare ma come un’occasione per abbattere limiti anacronistici per l’intera categoria”, spiega al Corriere della Sera l’avvocato Guido Scorza.
Non più di 15 ore alla settimana
L’Authority nostrana fa un preciso distinguo fra l’economia collaborativa vera e propria, che prevede la condivisione di un mezzo privato che si stava già recando in una determinata direzione con l’esclusiva divisione dei costi di trasporto, e l’attività di piattaforme che permettono a privati cittadini di guadagnare sfruttando la loro automobile, come UberPop. Nel primo caso si chiama fuori, mentre nel secondo propone l’inquadramento di figure che non superino le 15 ore di guida settimanali, che stipulino un’assicurazione aggiuntiva e siano, attraverso la società che li fa lavorare, riconosciuti all’interno di un registro apposito delle Regioni. Se il Parlamento dovesse accogliere una modifica di questo tipo, quindi, UberPop potrebbe proseguire l’attività nel recinto tracciato. Sostanzialmente si va incontro anche a quanto dichiarato dal giudice di Milano Claudio Marangoni, secondo cui la soluzione californiana non è paragonabile al servizio di car sharing perché “l’autista non ha un interesse personale a raggiungere il luogo indicato dall’utente e, in assenza di alcuna richiesta, non darebbe luogo a tale spostamento”.
Le agevolazioni per i tassisti
Buone notizie anche per la casa madre Uber, che non dà solo ai privati la possibilità di raccogliere passeggeri con app ma anche agli autisti Ncc. L’autorità propone di eliminare l’obbligo del rientro in rimessa dopo ogni servizio, avvicinando la loro attività a quella dei taxi, e di dare alle Regioni, e non più ai Comuni, l’onere di individuare i bacini ottimali sovracomunali di gestione dei servizi di taxi e Ncc.
Per i taxi, sempre nel caso in cui la proposta venga accolta, potrebbe essere prevista l’applicazione di sconti e la possibilità di costituirsi come impresa e cumulare più licenze. E ancora, l’Authority ritiene si debba estendere l’utilizzo del servizio di taxi per servizi pubblici flessibili destinati a specifiche categorie di utenti o di aggiungerlo alle linee di trasporto pubbliche in condizioni di domande debole e apre alla possibilità di acquisire servizi da fonti diverse senza vincoli di esclusiva.
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Ultima modifica: 4 Giugno 2015