Lotta dei tassisti dopo il blocco di Uber

568-trTaxi conto Uber, Uber contro taxi, una diatriba che ormai ha assunto caratteri epici trascinando nelle varie fila non sono le categorie interessate, ma anche politici, istituzioni e cittadini. Una partita che si gioca su due fronti accaniti e che non si dimentica di scendere in strada dove alla fine, è nata. Ora anche i pubblici ministeri hanno espresso la loro opinione: “Basta violenza privata”, il cosiddetto “fai da te” perchè laddove leggi, normative e società non riescono ad arrivare, ecco che scatta il meccanismo del “farsi giustizia da soli”.

L’ultimo fatto di cronaca è stata la goccia che ha fatto traboccare il vaso. Sabato notte, nel quartiere San Salvario 4 tassisti sono stati investiti da un conducente Uber. Due le versioni, abbracciate peraltro da altrettanti testimoni oculari: quella dei tassisti per cui sarebbe stato il driver ad assalirli e quella del driver stesso secondo cui sarebbero stati i tassisti ad accerchiarlo e minacciarlo. Sarà la Procura, che ha aperto un’inchiesta, a fare luce sull’accaduto, ma nel frattempo, la corda si tende sempre più. Da una parte Uber, appoggiato da una cerchia di cittadini e istituzioni, dall’altra la categoria taxi sostenuta a sua volta da un’altra fetta di politica e di società. E le accuse, in specie verso quest’ultima categoria, rimproverata di essere “troppo squadrista” e di aver fomentato notevolmente la tensione che poi è venuta a crearsi nell’ultimo periodo.

Federico Rolando, portavoce della categoria tassisti, è ormai evidente che la diatriba taxi Uber ha assunto una portata molto grande. Perchè si è creata questa situazione secondo te? Cos’è successo domenica mattina a San Salvario?
Quando domenica alle 4 sono stato svegliato e accorso sul luogo dei noti accadimenti, ho semplicemente ascoltato la versione dei colleghi e conseguentemente ritradotta ai media che mi hanno contattato. Non mi pare nè di aver avuto atteggiamenti di parte, nè di aver puntato il dito addosso ad alcuno, riaffermando in ogni sede che saranno le indagini e magistratura a esprimersi. Ciò non toglie che il 26 maggio vi è stata una sentenza che ha ordinato il blocco immediato del servizio Uber Pop in tutta Italia e quindi chiedersi cosa ci faceva quel personaggio in quel luogo, sia non solo legittimo, ma presuppone che qualcuno prosegua ad affidargli dei servizi.

Spesso la categoria taxi è stata additata come quella che ha fomentato la diatriba determinando l’attuale stato delle cose. Cosa ne pensi?
Non voglio neppure pensare che mi si voglia far passare per fomentatore di tensioni, perché ne dovrei dedurre che si cerca di colpire il simbolo della richiesta di legalità del settore taxi per depotenziare le ragioni e il costrutto di un’intera categoria. I taxisti non sono dei violenti e chiunque, provatamente, se ne rende responsabile è destinato ad assumersene le responsabilità, ma non sta certo a me o ad altri giudicare.

In tutta questa bagarre politica e sociale ritieni di essere diventato un capro espiatorio?
È noto a molti il mio senso dello Stato, il rispetto delle regole ed istituzioni e l’annosa richiesta di legalità e osservanza delle sentenze della magistratura. Prova ne sia che chi tenta di affibiarmi facili etichette che mi mostrino per colui che non sono, si dimentica che in molte occasioni ho riconosciuto, unico in Italia, i meriti al Sindaco Piero Fassino di mantenimento della parola data e difesa della servizio pubblico. Vado sovente controcorrente e chiunque si esprima a favore di regole e legalità mi è affine. Nel caso del primo cittadino, non ho mai esitato a riconoscerne pubblicamente il valore, è essere squadrista ciò o avere atteggiamenti da “camerata”? La verità l’ha ben espressa il consigliere Cinque Stelle Bertola: “La politica invece di prendersela con persone che sono in mezzo al caos, realizzi le norme che gestiscano e tranquillizzino la situazione” che è esattamente ciò che sostengo io quando affermo che c’è una sentenza, la si rispetti e la politica la smetta di tentennare e vi si allinei.

Ma alla fine, quindi, chi è Federico Rolando?
Guardi glielo dico con una dedica fattami da un alto magistrato che portai una mattina presto all’aeroporto e che colpito dal mio alto senso patrio e rispetto delle istituzioni, nel regalarmi il suo legal thriller di successo mi scrisse la seguente dedica: “Al piacere di un’alba passata in taxi, con una persona speciale” ovviamente non le dirò mai chi è.

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Ultima modifica: 4 Giugno 2015