La Corte europea di Giustizia è tornata oggi a prendere di mira Uber. Secondo l’avvocato generale della magistratura comunitaria, i giudici francesi hanno tutto il diritto di attaccare in giudizio i dirigenti della società americana quando questa consente ai propri autisti di lavorare senza una licenza. La decisione non è vincolante e giunge dopo che le autorità francesi hanno già imposto la chiusura dell’attività, ma rimane un precedente interessante.

«I paesi membri possono vietare e punire (…) l’esercizio illegale di attività di trasporto nel contesto del servizio UberPop», ha detto l’avvocato generale Maciej Szpunar. Un tribunale di Lilla, nel Nord della Francia, aveva chiesto alla Corte europea di Giustizia se norme del 2014 potessero essere usate contro il servizio di Uber. La legge prevede che sia illegale l’attività di taxi senza appropriata licenza. Uber non considera il suo servizio alla stregua dei taxi, ma nel frattempo ha chiuso l’attività.

Dopo essere stata multata, la società americana aveva sostenuto che il governo francese avrebbe dovuto notificare all’esecutivo comunitario le modifiche legislative del 2014, che prevedevano tra le altre cose cambiamenti sull’uso del software di localizzazione. L’avvocato generale ha spiegato che tale notifica non era necessaria perché la modifica regolatoria riguardava “solo incidentalmente” l’aspetto digitale.

La Corte europea di Giustizia ha già colpito Uber negli scorsi mesi.In maggio, prendendo visione di un caso spagnolo, ha considerato che la società americana è più che una applicazione informatica. È da ritenere una azienda di trasporto, regolata come i taxi (si veda Il Sole/24 Ore del 12 maggio). Nella maggioranza dei casi, la Corte segue l’avviso dell’avvocato generale. L’ultima presa di posizione di Maciej Szpunar giunge mentre Uber è in grave difficoltà. In giugno, l’amministratore delegato Travis Kalanick si è dimesso cedendo alle pressioni degli investitori.

 

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Ultima modifica: 6 Luglio 2017