Da tempo viviamo una discussione infinta con il Ministero dei Trasporti e dello Sviluppo Economico sulla revisione del quadro normativo del nostro settore.

Tra passi avanti e indietro del Ministero, tra posizioni ondivaghe di rappresentanti di alcune associazioni che si autoproclamano paladini della legalità, che si preoccupano più di criticare le altrui posizioni che dichiarare onestamente le proprie, non ci rassegniamo e continuiamo a lavorare  nell’interesse della categoria. E la riforma del settore è troppo importante per essere usata come scusa per regolare i conti in categoria per presunti torti o incomprensioni subite.

Quale sarebbe questo interesse e cosa c’è in gioco?

E’ evidente che non tutti hanno chiaro che ci stiamo giocando il nostro futuro.

Le diatribe con il mondo del noleggio che hanno occupato il settore in questi anni, assumono una diversa importanza nel momento in cui le multinazionali stanno attuando politiche sempre più aggressive e mirano a “comprarsi” i clienti e i colleghi con azioni spregiudicate e impunite.

Provate ad immaginare l’evoluzione del nostro settore, visto con gli occhi di chi ha interessi diversi da quelli dei tassisti e dei noleggiatori; un mondo dove grossi investitori, per lo più corrispondenti a gigantesche case automobilistiche, investono nell’automazione dei veicoli, e “comprano” il mercato con sconti spropositati ai clienti. Nessun operatore attuale potrà mai sostenere o ribattere a questa politica mercificante e miliardaria. All’inizio queste aziende d’intermediazione hanno dimostrato un approccio amichevole con gli operatori, sembrando quasi dei benefattori, spinti dal bisogno di fare massa per fornire servizi agli utenti. Hanno dimostrato di possedere un’enorme capacità persuasiva nei confronti della politica (d’altronde chi possiede grandi capitali ha grande fascino…).

Casualmente scopriamo che nella delega concessa dal Parlamento al Governo, sull’argomento inerente la revisione normativa, viene introdotto un principio che stranamente sembra calzare perfettamente alle multinazionali (legge numero 124 del 4 agosto 2017, articolo 179 comma b): “adeguare l’offerta di servizi alle nuove forme di mobilità che si svolgono grazie ad applicazioni web che utilizzano piattaforme tecnologiche per l’interconnessione dei passeggeri e dei conducenti”. D’altra parte, lo avevamo denunciato fin da subito: il Governo non richiedeva alle nuove strumentazioni tecnologiche – come per esempio storicamente fatto dai radiotaxi -, di adeguarsi alla regolamentazione vigente, così come determinata per tutelare operatori e utenza, ma, di fatto,  ha mirato fin da subito ad adeguare la normativa ai desideri di questi colossi finanziari che non a caso hanno avuto l’arroganza, evidentemente ben fondata, di affermare: “Noi le normative le cambiamo, non le seguiamo!”.

UN PRIMO CAMPANELLO DI ALLARME

In questo mondo immaginario si avvia un confronto surreale, dove alcuni rappresentanti di associazioni particolarmente litigiosi, tendono a spostare continuamente l’attenzione sul noleggio e sulle cooperative di settore, che vengono presentate, come il solo male dei tassisti.

Evidentemente ritengono le strutture dei tassisti italiani non un patrimonio, espressione di quell’articolo 7 della l. 21/92 (legge evidentemente da difendere solo quando c’è da attaccare l’odiato noleggiatore), ma la proprietà di qualche “presidente golpista”  che a cospetto di centinaia e/o migliaia di tassisti soci si sarebbe indebitamente impossessato del patrimonio altrui, disconoscendo l’espressione di una democratica volontà assembleare.
UN SECONDO CAMPANELLO DI ALLARME

Si potrebbe poi scoprire che anche il Ministero dei Trasporti propone provvedimenti allineati, con una destrutturazione del mondo ncc, e l’apertura completa alle multinazionali, con l’evidente intento di destrutturare pure i modelli organizzativi.

Ipotizziamo che l’idea sia quella di consentire la conquista di importanti fette di mercato (così definito dai puristi del liberismo) a queste ultime, con la convinzione che gli investimenti fatti sugli automatismi dei veicoli possano collegare i veicoli alle future infrastrutture di trasporto, tramite vetture intelligenti che dialogano con strade intelligenti piene zeppe di sensori, cosa tra l’altro prevista dal piano per gli investimenti nazionale sui Sistemi Intelligenti di Trasporto.

 

Con questa prospettiva non peregrina, le multinazionali conquistano il mercato in attesa che i tassisti diventino elemento di contorno e non essenziale nel trasporto. Ipotesi futuristica, ma non troppo, se pensiamo ai passi da gigante che ha fatto la tecnologia negli ultimi 10/15 anni.

Se questo vi pare uno scenario possibile, noi non possiamo accettarlo e vogliamo combatterlo con tutta la categoria unita. Non accetteremo che la cecità (e le royalties?) prodotta dall’astio personale di qualche sindacalista ossessionato da altri leader e contro le strutture radiotaxi (e dunque gli stessi tassisti!), ci porti a perdere il lavoro ed i patrimoni costruiti in decenni di fatiche da noi e da chi ci ha preceduto!

Altresì, è evidente che la fine del settore taxi sarà immediatamente successiva alla fine del settore del noleggio con conducente.
Questi sono i motivi per cui abbiamo ricercato punti di interesse comuni con il mondo del noleggio, per ribadire congiuntamente che il trasporto persone  deve mantenere la regolazione conosciuta, stabilendo punti fermi che ci permettano di contrastare questa terribile ipotesi di futuro prossimo, così come d’altra parte già verificatasi in non poche altre realtà straniere fattesi prendere alla sprovvista.

Al di là di ciò che alcuni demagoghi al soldo di multinazionali raccontano, cercando di far credere alla categoria numerose falsità, non ultimo quelle relative alla territorialità regionale in sede ministeriale, le nostre posizioni sono trasparenti e si evidenziano dai nostri documenti – di dominio pubblico – diversamente dalle codarde dichiarazioni non corrispondenti con i documenti inviati al ministero da quelli fatte ai propri associati.

La nostra idea sui principi che dovrebbero essere contenuti nella riforma normativa è chiara e non è interpretabile.

Principalmente essa recita:

– il servizio di noleggio con conducente deve restare pubblico e rimanere regolato dalla stessa norma che regola il settore taxi, con titoli intestati a persone fisiche e non a società di comodo;

– non esiste una ipotesi di regionalizzazione dei servizi di noleggio, bensì esiste e confermiamo la possibilità che gli ambiti operativi siano diversi a seconda dei territori che le regioni vorranno autonomamente definire attraverso accordi con le categorie interessate e gli enti locali;

– non si prevede di eliminare la rimessa, ma di rafforzare il rientro alla stessa (oggi troppe volte inesistente);

– sono previsti strumenti che favoriscono la trasparenza e i controlli nel comparto: il registro nazionale degli operatori, la targa professionale, il foglio digitale di servizio;

– il servizio taxi deve restare pubblico con licenze contingentate intestate a persone fisiche e non a società di capitali;

– iI contratto di servizio che si pensa di introdurre per cooperative di tassisti o per singoli noleggiatori riguarda le sole attività in sostituzione al trasporto pubblico locale;

– riteniamo inammissibile l’ipotesi di eliminazione dell’esclusività nella fornitura di servizi da parte delle cooperative e delle società come sancito dall’art. 2301 del codice civile;

– le piattaforme tecnologiche devono essere regolate in maniera inflessibile, devono pagare le tasse in Italia, e i corrispettivi derivanti dall’intermediazione devono essere disgiunti e separati da quelli percepiti per il trasporto; devono applicare le normative e i regolamenti comunali con diretto riferimento alle caratteristiche proprie dei settori presenti nel comparto: taxi su piazza, ncc da rimessa; devono essere vietati fenomeni di scontistica che possono essere utilizzati per effettuare dumping.

 

Su questi principi abbiamo raggiunto un documento comune tra varie organizzazioni sindacali, un documento che vuole respingere il disegno di gruppi economici e finanziari nazionali e multinazionali per difendere il lavoro dei tassisti e dei noleggiatori e la qualità del servizio.

Ribadiamo che non esiste altra soluzione ai problemi che quella di dialogare e confrontarsi con tutti i soggetti interessati attraverso un confronto democratico, nell’interesse dei titolari e delle loro imprese, e restiamo disponibili a confrontarci con chiunque voglia definire un futuro certo alla categoria.

 

CONFARTIGIANATO TRASPORTI, CNA FITA TAXI, URITAXI, UNICA CGIL, URI

 

Ultima modifica: 2 Dicembre 2017