Un messaggio del nostro presidente nazionale, Claudio Giudici, su cui pensiamo possa essere utile riflettere:
“Vi dico la verità, finora tutta questa “sarabanda” mediatica sui taxi non mi aveva preoccupato, ma dopo aver visto una professionista come Alessandra Ghisleri di Euromedia Research ieri a Porta a Porta rendere pubbliche delle slides che solo per garbo definisco parziali, non dico che cominci a preoccuparmi, ma che ancora una volta dovremo tornare a combattere per i nostri diritti, per la verità delle cose. Quando presenti delle slides sul servizio #taxi, da una tribuna come quella di Vespa, dove come opzioni di risposta dai soltanto opzioni negative, è ovvio che le risposte saranno solo negative e che vi sia dietro una strategia ben precisa! Con Lab2101, dopo che lo avevamo già fatto con Istituto Piepoli e con altri, qualche mese fa abbiamo pubblicato il IV rapporto annuale sul servizio taxi e gli italiani (urly.it/3w1cz). E’ pubblico, è consultabile, è analizzabile, come ogni nostra ricerca demoscopica commissionata. Per comodità allego in foto alcune sue slides sintetiche.

Tra questo rapporto e quello commissionato nel 2022 (anch’esso pubblico sul sito www.uritaxi.it), viene ripetuta la costante che rileviamo da circa un decennio, di un gradimento generale di oltre 8 cittadini su 10, tempi di attesa inferiori ai sei minuti per l’88% dei cittadini, un gradimento dell’offerta tecnologica del 78%, e il 73% che dice che il servizio taxi italiano sia migliore o uguale a quello estero.

Quindi, noi abbiamo chiaro che si tratti della solita campagna mediatica distrattiva, strumentale ad altri fini. Il punto è cercare di capire quali siano questi altri fini.
Qualche giorno fa, forse perchè anche lui vittima di qualche attesa taxi – che nessuno nega con una stagione che è come se fossero quattro stagioni in una, visto che va assommando le disdette dei pandemici 2020 e 2021 e del respingente, perchè ancora pieno di restrizioni, 2022 – uno dei giornalisti più intellettualmente onesti e indipendenti del panorama italiano (nonostante sia un liberista!), come Nicola Porro, denunciava che non si potesse organizzare un concerto come quello dei Coldplay a Milano con sessantamila persone e poi non prevedere un adeguato sistema di mobilità pubblica. Sentitolo, mi sono detto, ma questo avviene anche a Firenze da anni! Evento, mega concerto, decine di migliaia di persone che poi alla sera non hanno un mezzo per rientrare verso casa, si tramutano in zombi che dalle Cascine girovagano per ore verso le loro residenze, abbandonati senza un bus che li riaccompagni. I più fortunati trovano il taxi e poi debuttano: “MANCANO I TAXI!”. NO DIAVOLO! CI SONO SOLO I TAXI! Ma mezzi a quattro, o anche otto posti come i taxi, come fanno a sopperire a convogli da centinaia di posti, se una città viene invasa tre volte l’anno dai fan musicali di mezzo mondo? Ma a Firenze, oramai da oltre un decennio il sistema di trasporto pubblico di linea è privatizzato e dunque non è più rimesso a logiche di n e c e s s i t à p u b b l i c a ma a logiche di p r o f i t t o , e dunque se non rende economicamente, non solo non vengono aggiunti convogli, ma vengono addirittura tagliati (sia chiaro: questa fu una decisione dell’allora amministrazione Renzi).
Dentro la mitica UE dell’austerità, del patto di stabilità che c’è e non c’è ma poi c’è, del #Mes che lo attivi o non lo attivi ad un certo punto potrà esprimere giudizi sulla sostenibilità dei debiti nazionali e allora sarà come un declassamento sui mercati di collocamento dei titoli di Stato, vi sono alcune costanti: tagli alla sanità, alla scuola, alla previdenza e – attenti bene! – al trasporto pubblico di linea. E allora, come i tassisti sanno bene, perchè si trovano sempre più a fungere da “paracadute” per il malcapitato cittadino che attende bus che non arrivano: #tplcercasi!
Ora, siccome proprio in luglio si discute della distribuzione delle erogazioni nazionali alle regioni per il trasporto pubblico di linea, qui è in atto un gioco di forza tra molteplici interessi, ben più grossi di quello che, in quanto ultimo anello della mobilità, è il taxi, perchè dagli altri interdipendente: se gli altri anelli funzionano (infrastruttura di base e trasporto pubblico di linea) il taxi può funzionare bene, ma se gli altri anelli non funzionano, il taxi ne risente con effetto domino.
Quello che i cittadini non comprendono è che vengono distratti con la novella dei “brutti” tassisti, mentre gli si rifila il pacco di un tpl a 1,50€ che hanno sempre meno. Gli va bene prendere un taxi a dieci volte di più per andare e tornare da lavoro? Non esiste in alcun posto al mondo!
Quello a cui invece noi tassisti dobbiamo stare attenti è che si trasformino gli ncc in vettori che con regole di favore, ossia senza una tariffa amministrata, facciano comunque il servizio taxi. Il tutto passerà da un tentativo di consentirgli di acquisire i propri servizi fuori dalla rimessa. Prendendo spunto dal disastro in cui sono stati infilati i colleghi all’estero, a causa dell’iniquità di regole differenti dentro uno stesso mercato – di sfavore per i tassisti, e di favore per le auto nere delle multinazionali – se vogliono distruggere gli equilibri del servizio pubblico taxi a tariffa amministrata a tutela dell’utenza, si sappia che non accetteremo che i taxi restino dentro obblighi di servizio pubblico e i concorrenti abbiano regole differenti: sarebbe l’istituzionalizzazione di una CONCORRENZA SLEALE che un legislatore giusto ed una società giusta non possono consentire. Noi siamo contro il “bomba libera tutti” che ricadrebbe primariamente sulle spalle dell’utenza, ma non possiamo accettare di fungere da “assistenti sociali” mentre gli altri fanno affari grazie ai loro algoritmi, al loro prezzo libero, alla loro libertà di scelta del cliente e dell’orario in cui lavorare.”
Ultima modifica: 29 Giugno 2023