Il Governo francese si arrende, temporaneamente, al diktat dei tassisti. E sospende per due mesi, il tempo dato dal premier Jean-Marc Ayrault al parlamentare incaricato di fare da mediatore e cercare una soluzione, le nuove immatricolazioni di auto a noleggio con autista (le cosiddette Vtc).
I tassisti, dal canto loro, interrompono le proteste che da quattro giorni rendevano problematico l’accesso ai due aeroporti parigini, Orly e Roissy. La battaglia tra le due categorie inizia nel 2009, quando l’allora Governo di centro-destra guidato da François Fillon autorizza l’attività delle Vtc, riprendendo una delle indicazioni del rapporto Attali sulle liberalizzazioni.
Attualmente ci sono circa 10mila auto a noleggio con autista, due terzi delle quali nella regione parigina. Non possono caricare clienti per strada e ovviamente non possono utilizzare i parcheggi riservati, appunto, ai tassisti (55mila, 19mila dei quali a Parigi). Ma rappresentano una concorrenza sempre più temibile nel settore delle prenotazioni, che rappresenta ormai il 70% dell’attività. Soprattutto con la diffusione degli smartphone e dei servizi di geolocalizzazione.
Rispetto ai taxi, le Vtc offrono un servizio mediamente più elevato, e più omogeneo: le vetture, obbligatoriamente con gli interni in pelle, non devono avere più di tre anni; i conducenti devono indossare abito e cravatta, saper parlare almeno un po’ d’inglese e aprire la portiera al cliente; il quale trova a sua disposizione un iPad, un caricatore per il cellulare e dell’acqua; è il cliente a decidere se vuole ascoltare la radio, quale e a che volume; la tariffa viene stabilita al momento della prenotazione e la somma viene addebitata direttamente sul conto corrente bancario.
Una tariffa di mercato (varia, per lo stesso tragitto, a seconda dell’abbondanza o della penuria di taxi) che può essere superiore o inferiore a quella del tassista. Pur in un clima di guerra fredda (i tassisti cercano di difendere in tutti i modi quel che resta del loro ex monopolio e soprattutto il valore delle loro licenze, pagate mediamente 200mila euro rispetto ai 100 euro di costo per l’immatricolazione di una Vtc), la situazione è andata avanti così fino all’autunno scorso.
Quando il Governo, su pressione dei tassisti, ha varato un decreto che imponeva alle Vtc di far passare almeno un quarto d’ora tra il momento della chiamata e quella del carico del cliente (a meno che la prenotazione non arrivi da un albergo dalle quattro stelle in su o da un salone professionale). Una delle società di Vtc ha fatto ricorso e il Consiglio di Stato le ha dato ragione, sospendendo il decreto. Ritenuto lesivo della concorrenza e della libertà d’impresa.
I tassisti hanno quindi proclamato uno sciopero, lunedì scorso, e poi proseguito in modo selvaggio la loro protesta. Fino alla decisione, come al solito salomonica, del Governo. Che ha preso tempo. Ora si tratta di aspettare il frutto del lavoro del mediatore. Ma prima o poi anche i tassisti dovranno accettare l’evidenza che il mondo è cambiato.
Il sole24 ore
Ultima modifica: 13 Febbraio 2014