La crisi corre anche in taxi. «Pensi che in queste mattinate di maltempo, con la città allagata e la pioggia battente, abbiamo avuto anche 47 macchine ferme tra stazione e zone limitrofe».
A dirlo, sconsolato, è Giuseppe Zuin, da quattro anni presidente della Cooperativa radiotaxi Padova, fondata nel 1970 da un gruppo di professionisti. E dire che fino a non molti anni fa la pioggia, per i taxisti, era non acqua, ma una vera manna dal cielo. «Ha detto bene, fino a qualche anno fa. Ma è parecchio ormai che il lavoro s’è andato assottigliando.
Noi siamo in 150, tali e quali eravamo nel 1995, con la percentuale taxisti-popolazione più bassa del Veneto: a Verona, ad esempio, i taxisti sono 180». Servirebbero più licenze? «Macchè, servirebbe più lavoro: già ce n’è poco per quanti siamo. Il fatto è che alla Zip ci sono meno attività produttive rispetto ad un tempo, che le aziende non garantiscono più i rimborsi ai propri funzionari, che perfino ai partecipanti ai simposi si lesinano i costi di trasporto. Chiaro, a questo punto, che chi arriva in città da fuori preferisca un bus, magari il tram. E poi, si guardi in giro…». Cosa dovrei vedere? «Quello che non c’è: non c’è traffico, non c’è gente. In un giorno di pioggia una volta dalla stazione al Prato passava mezz’ora, adesso bastano dieci minuti. C’è davvero poco movimento. Per non dire del nostro servizio verso gli aeroporti, l’Air Service: un calo vistoso». A
ir Service che funziona praticamente in regime di Ncc, i noleggi con conducente? «Esatto, con trasporti stabiliti con largo anticipo. Ma trasporti purtroppo drsticamente diminuiti». Proprio contro i servizi Ncc a Milano, questa settimana s’è scatenata la rivolta del taxisti. «È vero. E direi più che giustificata». Come mai? «Vede, il servizio Ncc non deve funzionare come quello di radiotaxi: le limousine non possono girare continuamente per la città, ricevere i messaggi sms e dirigersi in rapidità verso il cliente.
Così funziona appunto un radiotaxi. L’auto Ncc non ha tassametro, le tariffe sono variabili, i percorsi possono essere accettati oppure no, le corse debbono obbligatoriamente originare dalla rimessa, insomma è un servizio particolare, senza alcun obbligo “pubblico”, al contrario di noi». Di quali obblighi si tratta? «La presenza costante, giorno e notte, i servizi sociali, le tariffe imposte, il trasporto anziani e via dicendo. Il Ncc non fa nulla di simile. A Milano la rivolta, con 14 ore di sciopero, è stata scatenata dallo sbarco di Uber, un servizio low cost, nato a san Francisco e con sede europea in Olanda, che trasforma appunto il Ncc in taxi veri e propri».
Un pericolo che a Padova sembra non esistere. Giriamo la domanda a Roberto Danieli, che gestisce da anni uno dei Ncc più famosi, con base a Cadoneghe. «A Padova vi sono servizi Ncc, ma che funzionano esattamente come Ncc – dice -. Qui Uber non opera, e a dire il vero, con le tariffe stracciate che quel circuito comporta, dubito fortemente che qualcuno vi potrebbe aderire». Perchè le vostre tariffe restano comunque piuttosto elevate? «Direi perchè più sotto di una certa soglia non si può andare. Noi siamo operatori privati e dobbiamo pagare tutto in prima persona, dai carburanti alle auto, che devono essere prestigiose, ai ricambi e via dicendo.
È evidente che ci sono costi elevati». In ogni caso il noleggio con conducente a Padova funziona? «Ci sono poche autorizzazioni, ma penso siano più che sufficienti. Ma ci sono operatori che arrivano in città per transfert originati altrove, ovviamente. Comunque, c’è crisi anche per noi, che comunque lavoriamo facendo fattura, e quindi con possibilità per il cliente di scaricare il costo-corsa. Eppure, anche così, a volte si fatica ad incassare. In ogni caso, i viaggi non sono più numerosi come qualche anno fa. Io lavoro sette giorni su sette, ma per modo di dire: pensi che nei primi quindici giorni di gennaio non ho praticamente mosso l’auto…»
Fonte: il Gazzettino
Ultima modifica: 3 Febbraio 2014