polizia_34In due hanno commesso tre rapine a tassisti in appena otto giorni. Dal 5 al 13 gennaio. In un caso si sono fatti consegnare anche la fede nuziale dell’autista. Telefonavano al centralino del 3570 chiedendo una vettura davanti al locale in zona Prenestina. Salivano (spesso in due) e durante il tragitto la razzia. A volte minacciando a parole, altre mostrando un’arma, pistola o coltello. O costringendo l’operatore ad aprire il cofano perché la cifra dell’incasso era scarsa e i rapinatori speravano di trovare qualcosa di valore. Il bottino finale: un centinaio di euro. Non l’hanno fatta franca Daniele Fioravanti e Massimiliano Di Silvio, rispettivamente 37 e 29 anni. Sono stati incastrati dalle telecamere a bordo delle macchine e da una telefonata. Quasi subito sono stati identificati e in pochi giorni sono stati scovati dagli agenti del commissario Mauro Baroni. Le immagini delle telecamere sono stati utili. Hanno consentito di avere i loro identikit. Quando gli investigatori si sono messi al lavoro hanno subito notato una stranezza. La telefonata di richiesta di di taxi partiva dalla stessa zona. Un indizio. Pensavano che il possessore del cellulare potesse avere a che fare con i rapinatori o fosse uno di loro. Invece no. I poliziotti interrogando la persona intestataria dell’utenza hanno scoperto il secondo indizio: i malviventi non usavano cellulari loro. Fermavano un passante e gli chiedevano se potevano chiamare un taxi. Ed era vero, alla fine l’auto bianca arrivava davvero. Gli investigatori, però, si sono accorti che i due hanno usato il telefono fisso all’interno del locale. Una volta soltanto. Un errore. Ora gli agenti avevano un punto dal quale cominciare a fare ricerche. E l’intuito alla fine è stato premiato.

«Subiamo 2-3 rapine al mese (denunciate) e almeno dieci non denunciate. Le telecamere a bordo dei taxi – dice il presidente del 3570, Loreno Bittarelli – sono state decisive. Però non abbiamo avuto gli aiuti economici che speravamo – da Comune o Regione – per installare su tutte le auto il sistema di videosorveglianza. Chi lo vuole deve pagarselo di tasca sua, 500 euro. Ma non è un servizio privato, la sicurezza è un bene di tutti».

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Ultima modifica: 21 Gennaio 2016