375-clStamani ero a Bologna per un interessante incontro organizzato da Legacoop dal titolo: “Quale futuro della mobilità fra bus, taxi, ncc”. Tra i relatori, oltre il padrone di casa Luciano Patuelli, anche il presidente Cotabo e vicepresidente di Cna Bologna, Riccardo Carboni, Gino Onofri di Cosepuri e la sen. Bonfrisco, gentilmente accompagnata dal presidente nazionale di Confartigianato Taxi, Alessandro Nordio.
Non avendo dato spazio alle consuete domande del pubblico a chiusura degli interventi dei tanti relatori – penso per l’ora che si era fatta -, rimetto qui la riflessione che avrei voluto proporre agli intervenuti.
L’intervento di Patuelli, è stato chiaro nel manifestare gradimento per l’emendamento che in sede di ddl concorrenza la sen. Bonfrisco ha inserito. Quest’ultimo, prevede sì il mantenimento del principio della territorialità – in opposizione a quello di totale deregulation della sen. Lanzillotta -, ma prevede anche l’eliminazione dell’obbligo del rientro in rimessa per gli ncc. La cosa, ovviamente, ha trovato il gradimento di Gino Onofri, che ha parlato di un “modello Bologna” da esportare a livello nazionale.
Carboni ha ribadito l’importanza del principio di territorialità, ma non l’ho sentito esporsi sull’altro pilastro su cui si regge il settore: la differenziazione tra taxi ed ncc circa i luoghi di stazionamento.
Personalmente, ritengo che una legislazione debba avere una sua coerenza, formarsi di norme astratte e generiche, che non siano ricettive di stati di fatto, per di più, illeciti. Almeno questo insegnano a qualsiasi corso di diritto.
Se gli ncc non avranno più l’obbligo dello stazionamento in rimessa, va da sè, che staranno su piazza (anche se fossero piazze non prestabilite e delimitate). Al di là, dunque, dei giochi di parole – cari alla nostra fase storica -, avremmo, passando questa idea, di fatto due differenti tipologie di taxi: quelli esistenti già oggi, gravati da tutta una serie di obblighi antieconomici, a tutela dell’utenza; e poi gli ncc, che in sostanza farebbero lo stesso mestiere dei taxi, ma senza tutti gli obblighi antieconomici da cui quelli sono gravati.

Se questo emendamento passasse, avremmo così l’istituzionalizzazione ex lege di una concorrenza sleale a favore degli ncc ed in sfavore dei taxi. Il gioco economico che ne deriverebbe – come sempre avviene quando si mettono regole discriminatorie – comporterebbe, in un tempo facilmente ipotizzabile come non lungo, la morte del
settore discriminato, ossia quello taxi. Esso infatti verrebbe stritolato nella morsa, da una parte, degli obblighi, e dall’altra della nuova concorrenza sleale legalizzata.
Ergo, questo semplice emendamento, comporterebbe la sparizione del servizio pubblico taxi,
con le sue annesse tutele, a danno anche degli stessi consumatori.
Abbiamo lavorato tanto per fermare tentativi emendativi dannosi per le persone che rappresentiamo e per il servizio, privi di senso giuridico e economico, attraversando notti insonni, vedendo piangere colleghi, faticando per elevare la qualità del settore.

Oggi, non capisco perché proposte di questo genere arrivino da una parte delle nostre stesse rappresentanze, alla vigilia di un tavolo governativo che dovrebbe stabilizzare un settore, non disintegrarlo.

 

Claudio Giudici
Uritaxi Toscana

 

 

Ultima modifica: 10 Maggio 2016