Raccontare che “camionisti, chirurghi, operai edili, tassisti” usino cocaina, ci pare una irresponsabile – per il messaggio che dà ai più giovani – generalizzazione. Un’affermazione, quella di Roberto Saviano, che trasforma patologie iper-minoritarie in modello. Come padri e madri di famiglia, aborriamo un simile messaggio.

Può forse giovare accodarsi (e superare) a cosiddetti “filantropi” come lo speculatore George Soros, che promuove da anni a livello internazionale una campagna per la legalizzazione di alcune droghe, o all’Unione Europea che dal 2014 conteggia le attività illegali come prostituzione, contrabbando e appunto traffico di droga nel p.i.l., “drogando” la produttività reale dei vari Stati membri, e irresponsabilmente creando una forma di disincentivo alla lotta di queste pratiche illegali ed immorali, da parte degli stessi. Ma tutto ciò non fa bene alla nostra società.

Preferiamo, per la verità insita in esse, le parole del compianto Paolo Borsellino: “No, la legalizzazione degli stupefacenti non può rappresentare un momento per combattere la mafia” – che continuava dicendo – “la legalizzazione del traffico di droga non elimina affatto il mercato clandestino”.

Claudio Giudici – Presidente nazionale Uritaxi

Ultima modifica: 17 Giugno 2021