248-plSi chiama Zego ed è la “app” che ha preso il posto di Uber sotto forma di “car pooling”, così da evitare l’accusa di concorrenza sleale o aggirare le sentenze già pronunciate a riguar­do, che hanno bandito l’applicazione nata in California. I “driver” di Zego, per ora, non corrono il rischio di incappare nelle sanzioni elevate da Palazzo Civico agli autisti improv­visati di Uber, finiti in un limbo di carte bollate e ricorsi amministrativi, cominciati, quasi tutti, con il sequestro del veicolo di servizio. «A Torino sono passati tutti su Ze­go», ammette candidamente uno degli «oltre 300» nuovi “driver” pizzicato in un filmato anonimo pubblicato sulla bacheca Facebook del capogruppo della Lega Nord in Sala Rossa, Fabrizio Ricca. Zego, a differenza di Uber, «conviene se hai la macchina che consuma poco», aggiunge l’ignaro protagonista del vi­deo, ben felice di sponsorizzare il servizio, visti i guadagni già ottenuti. «Un part time ci esce fuori, per me che lavoro, per te che non lavori ci esce uno stipendio». Perché «non è un taxi questo», anzi, «saranno i tassisti che ci riempiono di botte», profetizza il “driver”.

Ultima modifica: 1 Febbraio 2016