Ubriaco rischia di fare un macello, e per chiudere in bellezza se la prende anche con la
polizia. A evitare il peggio sono stati i colleghi che con uno stratagemma l’hanno bloccato in stazione.
L’uomo, 32 anni, è stato arrestato per resistenza e guida in stato di ebbrezza, ma dovrà rispondere anche
di evasione. Il riminese si trovava infatti agli arresti domiciliari per la tentata rapina in un ristorante cinese
avvenuta sette mesi fa, e può lavorare solo quattro giorni alla settimana, dalle 8 alle 16.I FATTI risalgono a
sabato scorso. E’ poco dopo le 17 che un tassista che sta girando per la città vede un altro taxi che sta
facendo ‘acrobazie’. L’auto sta andando a zigzag, rischiando di centrare qualcuno e nonostante il semaforo
sia rosso tira dritto indifferente. Il tassista è impietrito, ma non ci mette molto riconoscere il conducente, un
collega che in passato ha già avuto problemi con l’ alcol. Pensavano tutti ne fosse uscito, ma da come sta
conducente l’auto sembra decisamente fuori di testa. Bisogna intervenire prima che faccia qualche danno,
quindi il tassista chiama il fratello del collega e lo avverte di quello che sta succedendo. L’uomo si attiva
subito, chiama il familiare e gli dice di andare in stazione dove lo sta attendendo un cliente. Ad aspettarlo lì
ci sono invece gli altri colleghi, decisi a intervenire prima che faccia qualcosa di irreparabile. Quando lui
arriva, gli altri sono pronti e insieme al fratello giunto nel frattempo, appena lui parcheggia gli tolgono subito
le chiavi dal cruscotto. E’ decisamente ubriaco, e ancora meno conciliante. Il gesto lo fa infuriare e scatena
il finimondo, al punto da fare accorrere la polizia ferroviaria. Appena vede le divise, scappa come una lepre
e si infila in mezzo alle rotaie, dove viene bloccato dopo una violenta colluttazione. Ma dopo avergli infilato
le manette, gli agenti, oltre a un tasso alcolemico di 2,36, scoprono anche il resto. E cioè che il tassista in
questione è agli arresti domiciliari per una tentata rapina (per cui è stato condannato a un anno e mezzo) e
può uscire per lavorare solo quattro giorni a settimana, con un orario da cui non può sgarrare. Ieri mattina,
assistito da Filippo Capanni, è comparso davanti al giudice. Si è avvalso della facoltà di non rispondere, ma
ha rilasciato dichiarazioni spontanee su quello che è da sempre la causa di tutti i suoi guai: la dipendenza
dall’alcol. «Chiedo scusa per la sceneggiata – ha detto mortificato – ero sobrio da un anno, ma ci sono
ricascato». Il difensore aveva chiesto di nuovo i domiciliari in attesa del processo fissato a giovedì, ma il
giudice ha disposto invece la custodia in carcere.
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