Troppo impegnati a indignarsi per l’esecrabile insulto sessista rivolto da un tassista alla manager milanese di Uber, gli opinionisti italiani tacciono sulla lunga storia di misoginia della start-up californiana: una dimenticanza che rivela le reali finalità politiche ed economiche che si nascondono dietro l’indignazione morale selettiva.
(…) Nel caso delle recenti polemiche su Uber – la famosa multinazionale del trasporto automobilistico privato – la misura in cui l’ossessione per il politicamente corretto ha preso il sopravvento su qualsiasi tipo di considerazione socio-economica riesce nondimeno a sorprendermi. È successo che la general manager milanese di Uber, Benedetta Arese Lucini, si è vista dare della “puttana” su un cartello appeso nei pressi della sua abitazione, verosimilmente da parte di un tassista che si ritrova tra le mani una licenza per cui ha pagato centinaia di migliaia di euro e che con l’ingresso di Uber sul mercato diventa buona per farci coriandoli (…)
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Ultima modifica: 18 Febbraio 2015