Liberté, égalité, fraternité. Non per Uber. La Francia si conferma terreno particolarmente ostico per l’applicazione di condivisione di auto di professionisti e privati cittadini. Dopo il secco «no» a UberPop dello scorso luglio, arriva la stangata da 1,2 milioni di euro.
I soldi all’associazione nazionale dei taxi
Oltre al danno, la beffa. Secondo da quanto deciso da un tribunale di Parigi, la società californiana sostenuta da Google e valutata 70 miliardi di dollari, dovrà versare la cifra nelle casse dell’Union nationale des taxis. L’accusa è più o meno la stessa da una parte all’altra del globo: l’app non comunica ai suoi autisti le differenze fra la regolare attività di taxi con licenza e quella di auto a noleggio con conducente, che non possono sostare in attesa di una nuova chiamata o prenderne in corsa.
La risposta
Mentre continua lo sciopero dei tassiti francesi, Uber Francia nega le accuse, assicurando di aver dato le corrette informazioni ai suoi autisti, e fa sapere di essere pronta a esaminare la decisione del tribunale.
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