Non è piaciuto a Loreno Bittarelli, leader indiscusso dei tassisti, Presidente della cooperativa romana 3570 e a capo dal 2006 del maggior sindacato di categoria, l’Uritaxi, l’atteggiamento della maggior parte degli operatori che nonostante il suo invito (insieme a quello di altri leader sindacali) a riprendere servizio in attesa dell’incontro di oggi con il Governo, sono rimasti a casa.

«A questo punto faccio un passo indietro e i tassisti si facessero rappresentare da quelli che gli dicono di scendere in piazza o di non prestare servizio».

Ma non è una resa e non potrebbe esserla per chi, come Bittarelli, si sente guida sicura di una categoria fino ad oggi tra le più compatte e determinate quando si è trattato di difendere i suoi interessi. Infatti mercoledì è pronto a rifarsi e ha convocato un’assemblea generale per discutere sì del decreto Milleproroghe e di quello che verrà fuori dall’incontro con il Ministro delle Infrastrutture, Graziano Delrio, ma anche per una sorta di resa dei conti. Perché quando gli chiedi se con quest’ultima battaglia la categoria si è spaccata la sua riposta, sicura come ogni volta, è «no».

Sindacalista, classe ’60, umbro di Castiglione del Lago. Nel 2008 candidato al Senato con il Pdl, nel 2013 ci ha riprovato con Fratelli d’Italia, senza successo. Detto «er bitta», è stato a capo di tutte le proteste della categoria, ha esultato quando è stato eletto sindaco Gianni Alemanno, ma non ha avuto problemi a prendere le distanze quando non si è trovato d’accordo con lui. Certo non simpatizzante dell’ex premier Mario Monti, uno dei suoi cavalli di battaglia è stata la protesta nel 2012 contro le liberalizzazioni delle licenze, tantomeno di Pierluigi Bersani per gli analoghi motivi. Non è un moderato e anche questa volta non le ha mandate a dire contro gli abusivi, contro il Governo e contro Uber.

Anche se su quest’ultima preferisce specificare: «Non siamo contro a prescindere, purché rispettino le leggi. E comunque ricordo che è più costosa». Lui («insieme ad altre sigle sindacali», tiene a sottolineare) ha ottenuto l’incontro di oggi con il Governo e ha continuato a ribadire in questi giorni la forte contrarietà all’emendamento inserito al Milleproroghe, che ha sospeso l’efficacia di norme che dovevano servire a dare una stretta al fenomeno dell’abusivismo.

Ma si è reso conto anche di un fatto, «i sei giorni consecutivi di fermo del servizio taxi sulle città di Roma e Milano producono danni enormi alla nostra categoria (stimati in circa otto milioni di euro), che saranno difficilmente riparabili in breve tempo». Bittarelli mette in guardia sulle controindicazioni dello stop prolungato e in effetti sono stati molti gli utenti impossibilitati a trovare un taxi che hanno utilizzato gli NCC o scaricato l’applicazione Uber che gli stessi tassisti dicono di voler combattere.

Da qui l’appello agli operatori di andare a lavorare, appello evidentemente ignorato dalla maggioranza. Il risultato è stato un suo immediato passo indietro, per dare un segnale e fermarsi ad osservare.

Oggi, infatti, non siederà al tavolo con il Ministro e il suo gesto non passerà inosservato alla base. Tanto che è bastato annunciare questo ritiro ieri sera con un comunicato stampa per far partire un tam tam di telefonate al suo indirizzo e per fare porre ad altri rappresentanti di categoria l’interrogativo: «A questo punto dobbiamo andare o rinunciamo anche noi?». Il messaggio di Bittarelli è chiaro, «insieme si vince, separati stiamo a vedere».

Non vacilla, però, non molla. Piuttosto, dice lui stesso, «le battaglie non si vincolo solo con i muscoli». Questa volta ha preferito non scendere in piazza contro il Milleproroghe, non mischiarsi con gente che «posso conoscere o non conoscere, ma le battaglie non si fanno stando dietro ai social, avendo mille o più contatti, perché poi alle trattative devi essere presente, devi saperle portare avanti», è in quei momenti, in poche parole, che si vede chi ha la stoffa da leader.

 

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Ultima modifica: 21 Febbraio 2017