L’ultimo anno ha introdotto nel settore elementi di destabilizzazione come mai si erano visti prima. Ed il paradosso è che questi siano arrivati dall’interno stesso della categoria! Nonostante la vittoria contro il Governo Draghi, è in atto da parte di alcune realtà un’opera di superamento dei cardini che hanno contraddistinto il settore dalla sua nascita: l’indipendenza e forza del tassista-lavoratore che si manifesta con il controllo dei propri enti economici, elevandosi alla figura del tassista-socio (di cooperative di servizi o consorzi), e dunque delle tecnologie da questi controllati nei rispettivi territori in cui sono chiamati a operare.
E’ evidente che questo genere di preoccupazione non riguardi il mero tassista-utente di un radiotaxi, così come quello che seppur formalmente socio, è stato messo nella condizione di non poter incidere democraticamente sulle decisioni degli organi dirigenti di questi enti. Non è un caso che soprattutto (ma non solo) queste realtà abbiano deciso di dare seguito, territorio per territorio, a quell’azione di aggressione al sistema delle cooperative richiesto dalle multinazionali attraverso l’eliminazione della clausola di non concorrenza, proponendo – proprio come le multinazionali! – l’uso della propria applicazione al di là del rapporto sociale che il tassista venga ad avere con altri tassisti soci cooperatori. Di fatto, un’opera di aggressione portata avanti dalle multinazionali, rischia oggi di essere conclusa da alcune realtà economiche di alcuni tassisti stessi!
Questo tentativo, mira a concentrare il controllo delle tecnologie, e quindi del portafoglio clienti, in poche mani, così togliendo il potere ai singoli tassisti di poter determinare il proprio lavoro.
Il bilancio dell’ultimo anno, dunque, è presto fatto: consigli di amministrazione rimossi dai tassisti-soci per aver sostenuto queste politiche commerciali, fuggifuggi dei singoli tassisti-utenti dai radiotaxi rei di aver intrapreso queste strade, frammentazione delle realtà territoriali dove era presente un solo radiotaxi o al massimo un paio.
Questo tipo di politica mirante esclusivamente ad affermare la leadership economica di queste realtà, a discapito dell’indipendenza del tassista-lavoratore, non è dissimile da quella promossa dalle multinazionali dal 2014 in poi. La vera differenza si registra nei risultati: se infatti le multinazionali hanno avuto fortune alterne nella stragrande maggioranza delle città italiane, grazie soprattutto all’intelligenza dei tassisti stessi, laddove queste non sono riuscite, stanno tentando di riuscirci elementi interni alla categoria stessa. Ma in ogni caso il risultato è comune e va ripetuto ancora: togliere indipendenza al singolo tassista nel proprio territorio, attraverso il controllo delle tecnologie.
A questo tipo di dinamica, hanno però voluto sottrarsi tutti quei tassisti che con le loro realtà economiche hanno ribadito orgogliosamente la propria indipendenza attraverso la creazione di propri strumenti tecnologici. Questi però si portano dietro il limite della “località“. Detto in altri termini, l’indipendenza sta costando l’assenza di una vocazione nazionale.
E’ proprio per colmare questa lacuna, che molteplici realtà stanno lavorando affinché tra di esse possa crearsi, nel rispetto dell’indipendenza e della pari dignità delle strutture, una rete tecnologica. Di fatto questi stanno rispondendo alla logica delle multinazionali e di coloro che hanno pensato di muoversi sulle orme di queste, passando dall’idea della COMPETIZIONE tra strutture a quella della COOPERAZIONE tra strutture. E se ci pensiamo, la forza dei tassisti italiani è stata storicamente garantita, in ogni loro battaglia politica, sindacale o economica che fosse, quando piuttosto che competere gli uni contro gli altri, hanno, nel rispetto delle differenti sensibilità, collaborato gli uni con gli altri. Il futuro del settore, passerà ancora da questo tipo di approccio: COOPERARE PIUTTOSTO CHE COMPETERE!
Claudio Giudici
Presidente nazionale Uritaxi
Ultima modifica: 19 Aprile 2023