Otto italiani su 10 (79%) sono molto o abbastanza soddisfatti del servizio taxi. E’ quanto emerge dall’indagine realizzata dell’Istituto Piepoli per il sindacato indipendente dei tassisti Uritaxi. L’utilizzatore tipo – secondo l’analisi dell’Istituto – prende il taxi nel 48% dei casi per lavoro e nel 27% dei casi per svago o tempo libero, soprattutto nei giorni di sabato (27%), mercoledì (25%) e venerdì (24%). Il taxi si utilizza soprattutto nei grandi centri urbani: Roma (32% degli intervistati), Milano (21%), Napoli (13%), Bologna o Firenze (9%), Torino (7%). I più soddisfatti del servizio sono gli over 54 (98%), i più critici i giovani tra i 18 e i 34 anni (63%).

«L’indagine – dichiara Claudio Giudici, presidente nazionale del sindacato indipendente Uritaxi – comprova ancora una volta ciò che ai professionisti del settore è chiaro da molto tempo: il servizio taxi è una delle poche cose che funziona ancora in questo Paese. Indagini come quella di Piepoli spiegano il perché della riluttanza degli operatori del settore ad accettare stravolgimenti della normativa, la cui unica utilità sarebbe evidentemente quella di consegnare anche questo settore – come avviene da 25 anni per ogni settore dell’economia italiana -, a potentati finanziari, stranieri o nazionali che siano. Purtroppo, l’istanza fondamentale dell’innovazione – così come da sempre concretizzata dal settore dall’avvento dei radiotaxi fino alle applicazioni per device mobili -, continua ad essere usata come pretestuoso grimaldello per consentire a grossi gruppi multinazionali stranieri di operare violando le normative e attuando dunque una vera e propria concorrenza sleale, tramite anche dumping finanziario, il cui perdurare – siamo facili profeti – renderà un bel ricordo del passato i valori d’eccellenza che oggi Piepoli ha potuto rilevare».

«La buona politica – prosegue Giudici – ha il dovere funzionale, ma ancor prima morale, di tutelare i piccoli artigiani del settore e di mettere in riga chi arrogantemente si presenta qui all’insegna del motto: “Noi le leggi le modifichiamo,  non le seguiamo”. Se ancora siamo in uno Stato diritto, il Governo faccia ciò che la Costituzione gli impone: tuteli il lavoro nelle regole, la cooperazione e l’interesse generale, e non si faccia incantare dalle sirene americane e tedesche. Anche perché, è sempre Piepoli a confermarlo, le app per ora restano ‘balocchi’ usati dal 2% dell’utenza, dimentiche della funzione sociale ex art. 41 della Costituzione che invece il settore taxi italiano integra a pieno».

«Ci auguriamo – conclude Giudici ricordando l’appuntamento del 12 dicembre al ministero – che il Governo ci dia finalmente ascolto, perché dovrebbe avere chiaro che non ha di fronte a sé dei “signor no”, ma l’espressione di quella piccola imprenditoria che è la vera linfa vitale, lungimirante e dialogante del Paese, che non può accettare che un settore così venga distrutto, insieme al futuro delle famiglie».

 


 

A questo link è possibile leggere integralmente l’indagine svolta sui Taxi dall’Istituto Piepoli:
https://goo.gl/3ij8bW

 

 


 

 

 

 

Ultima modifica: 11 Dicembre 2017