734-ncE se le regole che vincolano il noleggio con conducente (Ncc) fossero troppo restrittive della concorrenza, o persino «ingiustificate»? Se i vincoli, ad esempio quello che impone a UberBlack di attendere in rimessa (e non per strada) le chiamate dei clienti, fossero da considerarsi figli di leggi non in vigore, sospesi – e dunque non validi?
Il dubbio, nel marasma e nel groviglio di regole che disciplinano i Ncc, l’ha insinuato il sottosegretario alle Infrastrutture Umberto Del Basso De Caro (Pd). Ed è la prima volta che un rappresentante del governo prende posizione così «morbida» sparigliando le carte e giocando di fatto a favore degli Ncc e UberBlack – «faccia pulita» della app che mette in difficoltà i tassisti .
Nel maggio del 2014 fu Matteo Renzi ad elogiare pubblicamente la società californiana («Uber? Un servizio straordinario, io l’ho sperimentato a New York», aveva detto). Altri tempi. Silenzio e prudenza hanno poi preso il sopravvento a Palazzo Chigi, sul tavolo spinoso di un settore «caldo» dove lo scontro tra fronti contrapposti fa fatica a trovare un equilibrio.
Il governo ieri rispondeva all’ interrogazione di Ivan Catalano (onorevole ex M5S, ora Scelta civica), e gli dava in sostanza ragione su tutta la linea. Primo: i vincoli introdotti dal decreto legge del 2008 (mille proroghe) sono inadeguati, «vanno rivisti profondamente in chiave moderna». Anche l’Antitrust li ha «più volte censurati perché fortemente restrittivi del libero esercizio dell’attività d’impresa e della concorrenza».

Di più: «Non è neanche certo che quelle disposizioni siano in vigore». In mancanza dei decreti attuativi più volte rimandati negli ultimi sette anni, «la loro efficacia (..) sarebbe sospesa». In barba anche alla sentenza con cui lo scorso 8 luglio i giudici milanesi hanno disposto il divieto, per Uber, di caricare passeggeri per strada.
Di fronte all’apertura del Governo (o almeno del suo rappresentante) il plauso arriva da Mauro Ferri, presidente Anitrav (associazione Noleggio con conducente): «Ora i politici devono passare dalle parole ai fatti». Si leva, per contro, lo schieramento dei sindacati dei tassisti.
«I governi non hanno emesso decreti attuativi? Non è affare nostro. Le leggi ci sono e vanno rispettate», si scalda Pietro Gagliardi per Unione Artigiani Taxi. Se saltassero gli obblighi ad UberBlack si creerebbe «una confusione ancora maggiore di quella attuale», fa eco Giovanni Maggiolo, sigla Cgil. E promette battaglia: «Impossibile pensare ad un settore dove solo i taxi devono rispettare vincoli». Ancora Nereo Villa, Satam Cna: «Se Uberblack non fa partire le auto dalla rimessa deve essere sanzionata, scherziamo?». E Claudio Severgnini, Tassisti artigiani milanesi: «La norma è in vigore e l’hanno confermato i Tar del Lazio, dell’Abruzzo, della Lombardia».

 

Leggi l’articolo su Corriere.it

 

Ultima modifica: 27 Luglio 2015