Nonostante una settimana di proteste selvagge, nonostante le bombe carta di Roma, i blocchi del traffico, i disagi per i cortei e le file infinite negli aeroporti e nelle stazioni, gli italiani si schierano coi tassisti. Il 71% degli abitanti di Roma, Milano e Torino, le tre città più toccate dagli scioperi dei giorni scorsi, considerano infatti «giusta» la loro protesta. E solo il 24% è contro.

Scorrendo i dati dell’indagine tutto questo, in parte, forse si spiega col fatto che i disagi hanno interessato una fetta del campione abbastanza contenuta che oscilla tra il 19 e del 24%. Ma questi dati, raccolti mercoledì, il giorno dopo la fine dell’ostilità, ci dicono che quella dei tassisti forse non è più tanto percepita come una delle tante caste che paralizzano (letteralmente) il Paese, la solita lobby che difende in ogni modo i propri privilegi, ma è diventata una categoria di lavoratori in difficoltà come tante altre. Con cui gli italiani, a loro volta squassati dal vento e dalle regole spietate della globalizzazione, oggi sentono di dover essere solidali.

Le rate del taxi ancora da pagare, o la licenza presa a peso d’oro e che ora vale la metà rispetto agli anni passati, non sono molto diverse dal mutuo che tanti italiani fanno fatica a onorare per una casa che a sua volta oggi vale molto meno di quando la si è acquistata. E se un taxista oggi dichiara un reddito che non arriva a 15 mila euro non è più un evasore come si sarebbe detto sino ieri, ma forse solamente uno dei tanti piccoli imprenditori che fatica ad arrivare a fine mese. E che ora, come se non bastasse, deve pure vedersela con lo strapotere delle multinazionali.

Nel suo caso con un «mostro» come Uber e lo sciame di noleggiatori, i famigerati Ncc, che sottraggono loro i clienti invadendo le città anche quando non potrebbero. Uber sta ai tassisti come Amazon sta alle librerie, Airbnb alle pensioncine, i megaoutlet ai piccoli negozi dei centri storici, Youtube alle videoteche e le tante applicazioni web ai vecchi negozi di dischi. Ci sarà anche un nuovo che avanza ma il risultato finale è che ci sono tanti che in parallelo sono costretti a chiudere. E poco importa se Uber, come tante altre applicazioni, può farci risparmiare, o se ci fa viaggiare su auto più nuove e più belle consentendoci di sfruttare tutti i vantaggi della concorrenza. Tant’è che, dovendo scegliere, solo il 23% propone di liberalizzare il settore senza fare distinzioni, mentre la maggioranza dei cittadini al governo chiede innanzitutto di tutelare i tassisti (48% di media, 56% a Roma), mentre il 12% arriva addirittura a proporre di escludere Uber. Anche in questo caso una sproporzione schiacciante.

 

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Ultima modifica: 25 Febbraio 2017