Volendo sdrammatizzare, si potrebbe dire che il ministero è riuscito nell’impresa. Mettere d’accordo cane e gatto, diavolo e acqua santa, Uber e i tassisti. Se non fosse che a portare dalla stessa parte della barricata i grandi rivali nella battaglia dei trasporti è solo un errore. Un codicillo della bozza di decreto contro gli abusi presentato mercoledì che di fatto impedirebbe qualsiasi servizio di prenotazione della corsa a distanza: dalle nuovissime app ai più tradizionali servizi radiotaxi. Una disposizione che, non a caso, ha lasciato interdetti sia Uber che i sindacati delle auto bianche. E che ora il ministero, ammettendo l’errore, si dice pronto a riformulare.

Leggiamola allora, articolo 5 comma 4 del decreto: “Non è consentita l’attività di intermediazione tra il passeggero e il conducente, anche tramite piattaforme informatiche, quando il contratto di trasporto che viene in essere è oneroso”. Mercoledì, nella concitazione della presentazione al ministero, gli sguardi ci sono scivolati sopra senza fermarsi. Ma il giorno dopo, a mente più fredda, la frase ha cominciato a far aggrottare parecchie sopracciglia. I contratti di trasporto onerosi sono infatti tutti i servizi commerciali, tanto quelli dei tassisti che quelli degli Ncc. E l’attività di intermediazione tra passeggero e conducente è quella garantita da tutti i sistemi di prenotazione, dalle centrali radiotaxi alle app come Mytaxi e Uber. Tutti, all’improvviso, giudicati fuorilegge.

Concitate richieste di chiarimento sono arrivate dalle parti in causa. E il ministero, con molta onestà, ha ammesso l’errore, dettato dalla fretta con cui il decreto è stato rifinito nelle ultime ore precedenti alla presentazione. Il comma sparirà, questa versione del decreto d’altra parte è solo una bozza. Uber e le cooperative dei tassisti, all’unisono, possono tirare un sospiro di sollievo. Da domani ricomincia la battaglia.

 

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Ultima modifica: 24 Marzo 2017