Il Tribunale di Roma vieta “di porre in essere il servizio di trasporto pubblico non di linea con l’uso della app Uber Black” e applicazioni analoghe. Lo stop scatta tra 10 giorni: a quel punto il gruppo si vedrà applicare una penale di 10mila euro per ogni giorno di ritardo nell’adempimento. Multa di 100 euro al giorno per i singoli autisti. La multinazionale: “Va contro Milleproroghe e direttiva Ue”.

I taxi vincono un round della battaglia contro Uber. Il Tribunale di Roma ha infatti ordinato il blocco, entro 10 giorni, dei servizi offerti con Uber Black, le berline nere con autista attive a Milano e nella Capitale, e con le app analoghe (Uber Lux, Suv, X, XL, Select e Van). È stato così accolto un ricorso per concorrenza sleale delle associazioni di categoria dei tassisti.

La decisione arriva dopo le proteste dei tassisti contro il mancato aggiornamento da parte del governo della normativa sul noleggio con conducente e dopo che già due anni fa a Milano i giudici avevano disposto il blocco della app UberPop, uno dei servizi messi a disposizione dalla multinazionale americana che permette di fatto a chiunque di fare il tassista senza licenza. Un blocco poi confermato nelle scorse settimane anche dal Tribunale di Torino.

Con la sentenza depositata venerdì, il Tribunale di Roma ha accertato “la condotta di concorrenza sleale” di Uber, vietando alla società “di porre in essere il servizio di trasporto pubblico non di linea con l’uso della app Uber Black” e di “analoghe” app, “disponendo il blocco di dette applicazioni con riferimento alle richieste provenienti dal territorio italiano, nonché di effettuare la promozione e pubblicizzazione di detti servizi sul territorio nazionale”.

Il giudice Alfredo Landi, inoltre, ha fissato una penale di 10mila euro “per ogni giorno di ritardo nell’adempimento” del blocco “a decorrere dal decimo giorno successivo” alla pubblicazione della sentenza di venerdì. La penale è invece di 100 euro al giorno per i singoli autisti. “A seguito di questa pronuncia del Tribunale di Roma – ha spiegato l’avvocato Marco Giustiniani – la multinazionale Uber rischia di dover interrompere ogni attività in Italia, in quanto i servizi ad oggi offerti sono stati riconosciuti in contrasto con il diritto nazionale e in concorrenza sleale con gli altri operatori del settore”.

“Siamo allibiti per quanto annunciato dall’ordinanza che va nella direzione opposta rispetto al decreto Milleproroghe e alla normativa europea”, ha commentato in una nota Uber Italia, promettendo di fare appello contro la decisione dei giudici, “basata su una legge vecchia di 25 anni e che non rispecchia più i tempi”. Massimiliano Dona, presidente dell’Unione Nazionale Consumatori, appoggia l’azienda: “Se ogni cosa nuova viene vietata, solo perché non prevista dalla legge vigente, finiamo per bloccare ogni innovazione, violando l’articolo 41 della Costituzione”.

 

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Ultima modifica: 10 Aprile 2017