Roma, 2.02.08.23 – Incredibile che in una stagione dove i settori a “prezzo libero” fanno registrare prezzi con aumenti record, dalle compagnie aeree, alle catene alberghiere, alle compagnie petrolifere, a, per restare al settore del trasporto, alle multinazionali del trasporto che si appoggiano al noleggio con conducente, l’Antitrust apra un’indagine sul sistema taxi che invece ha una tariffa amministrata e precisi obblighi di servizio rimessi al controllo comunale. Il sistema taxi, in questa eccezionale stagione turistica, si trova intrappolato tra costi crescenti dovuti all’inflazione, all’aumento del costo del carburante, agli aumenti monstre sui tassi d’interesse dei mutui casa e liquidità, senza avere la possibilità di aumentare la tariffa tassametrica, e l’Antitrust apre un’indagine sui taxi? Siamo al mondo al contrario! Siamo alla “commedia dell’assurdo”! 

I tassisti vengono da una pandemia durante la quale hanno dovuto contrarre debiti con finanziarie e banche per mantenere le loro famiglie e le cooperative radiotaxi, con annesso il personale dipendente che ne è il cuore pulsante, ed oggi si trovano a dover ripagare per anni per quei debiti, e secondo l’Antitrust i tassisti diserterebbero il lavoro durante quell’alta stagione che gli consente di affrontare la bassa stagione che in autunno ripartirà? 

Lo ribadiamo: il sistema taxi è l’ultimo anello della catena della mobilità, fatta di infrastrutture, corsie preferenziali, trasporto pubblico di linea, ed infine taxi e ncc. Se le corsie preferenziali spariscono, le corsie da doppie divengono uniche per costruirvi ciclovie scarsamente usate, i trasporti di linea saltano le corse, il traffico impazzisce, il sistema taxi subisce con effetto domino tutto ciò. Ma invece che denunciare tutto ciò o, per esempio, indagare sull’efficienza del t.p.l. di linea a cui si rivolge il 90% di chi usa mezzi alternativi al mezzo privata, si indaga sui taxi? Si guarda cioè all’effetto ma non alla causa! 

Se la mala fede dobbiamo escluderla a priori, è però evidente che sia un approccio ideologico ad offuscare le capacità di valutazione di chi guida l’Antitrust. Non le è bastato costituirsi amicus curiae di una multinazionale straniera in un giudizio contro i tassisti, non le è bastato aver intentato dei procedimenti contro le cooperative radiotaxi, sulla base della denuncia di un’altra multinazionale straniera, spingendo, solo per esse, per l’eliminazione di quella clausola di non concorrenza che il codice civile invece prevede per ogni socio del sistema cooperativistico tout court – e non solo per quello taxi! – così minandone oggi la tenuta economica e strutturale. Adesso, con un comunicato stampa, essa apre un procedimento per indagare “sul sistema delle licenze ‘a numero chiuso’”. Cioè, un sistema che trova fondamento nell’art. 43 Cost. e per cui, invece che rivolgersi alle cooperative radiotaxi, si dovrebbe rivolgere ad un docente di diritto costituzionale! Le cooperative radiotaxi, è bene ricordarlo, si occupano di erogare servizi tecnologici (telefonia, messaggistica, app) di evidente rilevanza pubblicistica, per la cittadinanza locale, senza che questi abbiano alcun costo per la stessa.

Sono aspetti così autoevidenti che solo il pregiudizio ideologico può non render tali! 

Confidando nella buona fede di chi sta portando avanti tutto questo, ci dichiariamo disponibili fin da subito ad un confronto con l’Antitrust per spiegare ciò che un vero e proprio clima di “caccia alle streghe” verso questo settore, sta rendendo incomprensibile anche a professionisti del diritto e dell’economia. 

Claudio Giudici

Presidente nazionale Uritaxi 

Ultima modifica: 2 Agosto 2023